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La letterina del sabato 22 aprile

Categoria: Notizie
Pubblicato Sabato, 22 Aprile 2017 12:36
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e Cari Amici, 

c’è stata una ruga sgradevole nella luce gioiosa della Santa Pasqua: il manifesto firmato dal mio Amico Nicola Mincone. Giunto alla soglia dei settant’anni (ne ha compiuti 69 il 18 aprile - Auguri, Nicola!), si va ritagliando un ruolo pubblico, qualunque sia, con strumenti per lui inusuali, anzi antitetici a quelli che lo hanno fatto immaginare come “il buon Nicola” del secolo scorso.

Ha chiuso il suo manifesto, inzeppato di cose campate per aria e di accuse dozzinali da vecchio propagandista anni ’60, con una aperta minaccia alla denuncia. Lui!?! Proprio lui, che, da oppositore (beh, oppositore! Sedette sui banchi dell’opposizione tra il 1975 e il 1985, ma l’oppositore non l’ha fatto mai…non gli veniva…) mai e poi mai approvò o accettò decisioni di far denuncia contro Sindaco e Giunta comunale anche quando le situazioni apparivano di indiscutibile evidenza, proprio lui ora annuncia di adire la magistratura. 

Bella cosa!

Ma, potrebbe essere s-piazza-to. 

 

La Magistratura dovrebbe forse occuparsi davvero della vicenda. Dovrebbe chiarire perché e come mai un singolo cittadino, lo stesso che girò per gli uffici regionali per interessarsi ad un finanziamento pubblico al quale non lo legava nulla, può arrivare ora a minacciare apertamente il Sindaco. Come può un singolo cittadino ordinare minacciosamente al Sindaco di chiudere un cantiere, sede di un’opera pubblica regolarmente finanziata, regolarmente appaltata e regolarmente autorizzata e ri-autorizzata a seguito degli esposti che sono stati già fatti, come ha dichiarato il Sindaco sull’ultimo numero di “Le Piazze”. La Magistratura dovrebbe chiarire quali sono gli interessi “estetici, culturali, amministrativi o economici” (la disgiuntiva va ben letta, ndr.) che Nicola Mincone genericamente imputa al Sindaco e quelli che, a fine testo, descrive in modo più grave come “interessi poco chiari di pochi”. Questo sparare nel mucchio, per dirla in sintesi, è l’anticamera del terrorismo politico.  

Le accuse scomposte e disperate di Nicola Mincone sono dirette ad infamare, cioè a ledere la dignità di singole persone, benché lui non abbia avuto poi il coraggio civico di indicarle, appunto sparando alla cieca. 

Se Nicola Mincone ha ancora in tasca la lealtà sufficiente per esser un degno Cittadino di Miglianico, deve scrivere quali sono esattamente quei multiformi interessi del Sindaco e quale è quell’interesse, tenuto volutamente disgiunto, che attiene ad aspetti economici. Li deve specificare, li deve attribuire a singoli o a società e deve provare che esistano con documenti e testimonianze.  

Con quel che ha scritto ha forse provato a insinuare che il Sindaco dei Miglianichesi è un disonesto? 

Deve provarlo. O deve chiedere scusa e ritirarsi in un eremo.  

Deve soprattutto scrivere quali sono gli “interessi poco chiari” e chi sono i “pochi” interessati a cose poco chiare. Quali interessi poco chiari ci possono essere nel riedificare un edificio pubblico dov’era, rendendolo solo più moderno e più sicuro per chi ci lavora e per tutti i Cittadini che lo frequentano? O lo sa e lo scrive. O lo sa e non lo scrive perché è diversamente interessato. Oppure non lo sa e lo ha inventato solo per dar forza alla sua polemica strumentale. Se così fosse, dovrebbe vergognarsi per questo. 

Quelle accuse non possono restare lì, in attesa di sbiancare da sole su quello stupido manifesto. 

Nicola Mincone sembra non essere in grado di chiarire nulla pubblicamente, come va dimostrando da molti mesi a questa parte. Si è sempre sottratto al confronto. Gli resta ancora quell’accusa mossagli ripetutamente dal Sindaco, in piena assemblea cittadina, di essere un “bugiardo”. Lui annunciò prove che avrebbero dimostrato il contrario. Non le ha mai portate. L’accusa resta. Fare la vittima non serve a nulla in certi casi. 

Ora deve dimostrare di non aver scritto altre bugie, grossolane, viscide di grasso populismo, indegne di chi ha ricoperto cariche istituzionali.

Nicola Mincone scrive (…sappiamo che lui stampa. Ma sappiamo che chi firma è da considerarsi sempre il solo autore dello scritto) che ci sarebbe “la stragrande maggioranza dei cittadini che non vorrebbe” la ricostruzione del Municipio dov’era. Uno scrive e deve sapere quello che scrive, firma e deve sapere quello che firma. 

Due cose sono irrimediabilmente alternative tra loro: la verità e la menzogna.

La stragrande maggioranza dei cittadini” sbandierata sul manifesto significa che Nicola Mincone ha raccolto almeno 2.500 firme, visto che a Miglianico siamo quasi in 5.000. Vogliamo contare solo gli elettori? Bene siamo oltre 4.500. Nell’una e nell’altra ipotesi, la “stragrande maggioranza” significa avere contato almeno 3.000 (tremila) Miglianichesi a favore. Ma, restiamo alla maggioranza assoluta, non a quella stragrande dichiarata incautamente. Se Nicola Mincone non ha le firme di almeno 2500 Cittadini, mente. E sarebbe almeno la seconda volta di seguito che lo fa pubblicamente e che lo fa contro gli interessi dei Miglianichesi. 

Nicola Mincone scrive che “il progetto (del nuovo Municipio, ndr.) è un colabrodo”. Ma non scrive nulla sui buchi che questo presunto colabrodo avrebbe. Lui scrive che “tutti i cittadini di Miglianico lo sanno”. (io non lo so, ma io per lui non conto niente, lui è troppo superiore… Comunque sarebbe tutti meno uno, già una bugia). Ha forse mostrato il progetto a tutti i Cittadini di Miglianico per evidenziarne difetti? NO! Mincone ha avuto il progetto in seguito a regolare accesso agli atti? Pare di NO. Che progetto ha visto? Chi gli ha fatto vedere il progetto? Sa leggere un progetto? O glielo hanno spiegato e lui non ha capito quel che non gli conviene? Come fa ad affermare certe cose se non mentendo sapendo di mentire? Oppure, gli deve concedere il giusto, sa che è veramente così. Ma è reticente su chi lo informa, su chi ha individuato il colabrodo e sul perché non mette tutti a conoscenza di questi presunti gravi problemi. Sparare nel mucchio, mandare fumo negli occhi sembra l’unica cosa che vuol fare.  

Nicola Mincone non scrive, continua a non scrivere, non dice, continua a non dire chi è che compone il, per ora sedicente, Comitato “Salviamo Piazza Umberto I”. Eppure è sacrosantamente giusto conoscere i nomi di questi illuminati Concittadini per poter sentire dalla loro voci, disgiunte o in coro, cosa pensano personalmente e cosa propongono agli altri Cittadini. Sarebbe interessante conoscere meglio certi interessi culturali, estetici e, certamente, non economici che stanno animando i presunti membri del sedicente Comitato e i suoi sostenitori. Sarebbe opportuno conoscere se vi siano società immobiliari, interessi commerciali o di professionisti che hanno interesse alla presunta “liberazione” di Piazza Umberto I. Sarebbe trasparente e bello sapere chi e come finanzia le attività del sedicente Comitato che, per ora, non c’è. 

Un Comitato o è costituito, quindi c’è, o non è stato costituito, quindi non c’è. Poi c’è un dubbio legittimo: perché ogni Comitato cittadino si dichiara aperto alla collaborazione di tutti, all’apporto di tutti, e questo invece non ha neanche uno spiraglio di apertura? Neanche la massoneria, quella leggendaria, appariva così chiusa e misteriosa.  

Nicola Mincone non scrive, continua a non scrivere, non dice, continua a non dire quante firme avrebbe raccolto, in calce a quale testo le avrebbe raccolte, come le avrebbe raccolte, in quanto tempo le avrebbe raccolte e perché si è dimenticato, anche dopo che gli è stato pubblicamente ricordato, di presentarle a chi era il legittimo destinatario di quelle firme, cioè il Sindaco. Perché non vuole che ci sia il confronto aperto, democratico e costruttivo tra i Cittadini che firmano per chiedere qualcosa e chi deve dare loro le risposte o le soluzioni richieste, cioè il Sindaco? 

Nicola Mincone non dice che il cantiere è attivo. Non è fermo. Lui pretende che si chiuda e lo si tolga addirittura. Come si fa a chiudere un cantiere senza pagare danni, senza rischiare procedimenti per inadempienza contrattuale, senza dover spendere soldi dei Cittadini contribuenti!?! Già, ma secondo Nicola Mincone i Cittadini sarebbero pronti a pagare per sistemare ogni cosa, a pagare qualunque prezzo, a liberare la Piazza a qualunque costo. Diciamo che conosco alcuni Cittadini che non sono affatto disposti a pagare neanche un centesimo per questo giochino.   

Nicola Mincone sa che non si può fare quel che piace a lui. Ma lui (diciamo lui…) vuole comunque bloccare tutto, vuole “liberare” la piazza a beneficio di non si sa chi. Pretende. Non dice nulla di dove e di come fare il nuovo Municipio a norma antisismica. Lui intima, ordina, pretende. Avvisa minaccioso: ricorreremo alla Magistratura”. Chi? Lui? Chi metterà in gioco molti soldi e la propria fedina penale per andare fino in fondo? 

Faccia pure! Evangelicamente gli andrebbe detto “quello che devi fare, fallo subito”.

Nicola Mincone, se crede, faccia il suo esposto, ne faccia uno al giorno, se pensa che sia giusto. 

Sa, o dovrebbe sapere, che, quando la politica si fa con le denunce, vuol dire che le idee sono finite. E sa, o dovrebbe sapere, che una guerra come lui la sta minacciando, fatta di denunce e di inevitabili e di durissime controdenunce, farà solo molte vittime innocenti. Tanto grande, tanto insensibile e tanto disumana è la sua ambizione?!! 

Nessuno, neanche lui stesso, crede alla sua improvvisa conversione paesaggistica e culturale. Allora, perché Nicola Mincone lo fa? 

Briga e intriga per poter rifare il Sindaco di Miglianico, benché abbia pubblicamente dichiarato che per lui la candidatura alle scorse regionali era irrimediabilmente l’ultima. Soffre perché continua a pensare convintamente che solo lui può fare il sindaco a Miglianico: è la sua idea fissa. Sembra disperato: non ha argomenti migliori di chi amministra oggi per poter sperare di batterli sul piano di un leale confronto civico oggi, di una corretta battaglia elettorale nel 2019. Spera di creare difficoltà all’Amministrazione comunale e, allo stesso tempo, di avere un gruppo di sostenitori su una battaglia presentata come disinteressata che lo facciano figurare come protagonista. Ma la battaglia non la vuol fare democraticamente. 

Si è ridotto a sperare che un “incidente” penale possa riaprirgli la strada dell’incarico, possa rimetterlo sulla comoda poltrona, l’unico e il più potente lenitivo per le sue terga che soffrono per crisi da astinenza.

Buona Domenica.