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La letterina del sabato 8 aprile

Categoria: Notizie
Pubblicato Venerdì, 07 Aprile 2017 20:34
Scritto da Maurizio
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Care Amiche e Cari Amici,

siamo entrati nel tempo della Santa Pasqua di Resurrezione, cardine della Fede in Cristo. Già da domani siamo chiamati a vivere e a partecipare pienamente ai riti della Settimana Santa. La Domenica delle Palme, con la benedizione di rami d’ulivo nel Santuario di san Pantaleone e la suggestiva processione verso la Chiesa parrocchiale per la Santa Messa, è il primo appuntamento. Poi ci sarà la Santa Messa in Coena Domini di Giovedì Santo, la Processione penitenziale del Venerdì Santo e la bellissima Veglia Pasquale, con la benedizione del fuoco e dell’acqua, col Cero Pasquale, le nove letture che corrono lungo il filo, mai interrotto dall’inizio dei tempi, verso la salvezza, donataci con la Resurrezione di Cristo.

 

È una settimana di grande riflessione e di grande gioia, che val la pena vivere pienamente, lasciando da parte ogni altra cosa per immergerci in questo passaggio straordinario. A qualcuno può sembrare fuori luogo ma ogni volta che penso alla Resurrezione non posso che pensare ad un fatto che viene forse poco considerato. La Resurrezione è stata annunciata per prima alle Donne e le Donne son state quelle che, per prime, hanno portato la notizia agli Apostoli, a Pietro, il primo Papa. Le donne, allora, non avevano neanche la capacità di testimoniare in giudizio, contavano niente a livello politico. Ma Gesù si è affidato proprio a loro, alla loro parola senza potere. La salvezza è una parola veramente femminile.

E non posso non pensare che, arrivati al sepolcro vuoto, chi ha capito prima degli altri, è stato Giovanni, il prediletto, ma anche il più giovane. A lui evidentemente Gesù aveva spiegato la resurrezione o, forse, lui, giovane, meno incrostato di altro, meglio aveva capito le parole del Maestro. Entrando nel sepolcro e vedendo i teli afflosciati su sé stessi, ha capito subito che nessuno aveva portato via il corpo di Gesù ma che lui era risorto. Le Donne e i Giovani sono stati i primi. La storia ha fatto poi fatica a liberare per loro i primi posti. 

Nella Settimana Santa, a Miglianico come in tanti borghi e città d’Italia e non solo d’Italia, il rito più affollato è quello della Processione del Venerdì Santo. Ciascuno, giustamente, ritiene cha il corteo del proprio paese sia il più bello, perché sente quella processione parte di sé stesso. È così. Chi non ha questa sensazione, più che insensibile, probabilmente è senza patria. Ci sono paesi e città che mantengono da secoli immutata ogni cosa e c’è invece chi di modifiche ne ha fatte non poche. A Chieti tutto è cristallizzato, monumento di una Città che ha il Miserere di Selecchy come simbolo più amato e più conosciuto del cavallo d’Achille che ha sullo stemma comunale. A Miglianico, invece, di cambiamenti se ne son fatti alcuni in ogni tempo. Innanzitutto da qualche anno è cambiato nuovamente il percorso, in conseguenza dello spostamento della sede parrocchiale. Non ci sono poi altri elementi che quelli della mia generazione ben ricordano: i “Giuda” con la tunica bianca e il cappuccio nero che, armati di bastone, mettevano in fila i fedeli; i ragazzi con le “tattavelle”, strumenti segnatempo dei giorni in cui le campane erano “legate”, che ronzavano attorno ai due incappucciati urlando “Giuda traditore”; i bracieri con l’incenso davanti a non poche case, gli agnelli esposti dalle macellerie con le bandierine tricolori. Ma soprattutto c’erano meno luci. Ora certe cose, che son più folclore che atto penitenziale si possono ripristinare o mantenere nel dimenticatoio. Al loro posto casomai si possono introdurre altri elementi che diano solennità o anche bellezza esteriore al corteo. Questa è materia che riguarda principalmente il parroco e le attività parrocchiali. Ma sulle luci credo si possa fare una riflessione anche da semplice cittadino. Condividerla o meno cambia poco sul lato pratico. Farla, la riflessione, non è proprio tempo perso. La processione del Venerdì Santo, un corteo penitenziale, mesto, raccolto, segnato dal Miserere, viene illuminato come fosse una processione di festa. Ai balconi si accendono luci da festa, si spalancano le finestre per mostrare le belle case del centro abitato tutte illuminate in ogni stanza. Facciamo così quando passano i cortei funebri? Al contrario, facciamo questo, spalancando a festa porte e finestre, quando passa la Processione del Corpus Domini, l’unica nella quale Cristo vivo passa nelle strade cittadine? Facciamo questo, mettendo altre luci, aprendo le nostre case, quando passa la processione di San Pantaleone, che è il nostro grande Amico, il Protettore dei Miglianichesi? Insomma siamo oltre il limite del folclore che pure contorna più di un rito e che pure rende ogni rito più suggestivo. Lo sfarzo delle luci forse non s’addice al Venerdì Santo.

Parlando di Settimana Santa e di queste due belle manifestazioni di fede popolare quali la Processione delle Palme di domani e quella del Venerdì Santo, devo tornare a sollecitare chi può e chi deve ad una adeguata attenzione verso i pedoni, che nelle processioni, ma solo in quelle occasioni, sono protagonisti senza concorrenti. 

La ripavimentazione del centro abitato - già più volte “commentata” - togliendo i marciapiedi ha tolto anche quel minimo spazio di tutela per i pedoni. Sono stati avviati e so che proseguiranno i lavori di ripristino dei marciapiedi cittadini, che, nel recente passato, sono stati ridotti in pessime condizioni, cioè praticamente impraticabili. Ma a Miglianico perdura il sopruso dell’auto sull’uomo. Lungo via Roma non c’è possibilità di camminare in sicurezza. Sono a rischio i pedoni, figuriamoci le persone con diminuita mobilità o i bambini nei passeggini o sulle bici. Alcuni marciapiedi, appena risistemati, son tornati spazio di parcheggio incivile, due volte incivile, perché è fatto in trasgressione alla legge e, soprattutto, perché è fatto contro la sicurezza dei pedoni, dei Concittadini. È uno spettacolo triste, avvilente, che desta rabbia e sconcerto e offende la civiltà dei Miglianichesi, a partire dalle sue Autorità civili e dei suoi Funzionari delle forze dell’Ordine locali. 

È tempo di fare qualcosa. 

Paletti, dissuasori, percorsi pedonalizzati, multe e quanto altro sia utile alla bisogna, sono a portata di mano. Basta decidere e provvedere. Non ci sono scuse. La giustificazione che poi questo o quel Cittadino sia contrario perché si sente penalizzato e minacci di “votare contro”, è l’antitesi non solo della natura stessa di “Miglianico Cambia” che esprime Sindaco e maggioranza, ma è l’antitesi del senso civico proprio di una Comunità matura e moderna. Si può provvedere, aggiungo e sfido chiunque a dire il contrario, entro l’estate, cioè nei prossimi sessanta giorni. Chi dice che non si può, ammette di non volerlo. 

A tal proposito invito tutti a visitare questo sito http://www.siamotuttipedoni.it dove problemi simili e molto più grandi, trattandosi dei pedoni vittime di investimenti stradali nelle aree urbane, sono ben evidenziati. 

Sarebbe bello se, tra le altre cose, Miglianico fosse il primo Comune a istituire la “Giornata del Pedone” e, ogni anno, collocare in quella lieta ricorrenza una nuova realizzazione, dalla striscia pedonale in via Roma, ai rallentatori nel centro urbano e in altri tratti pericolosi del territorio, ai marciapiedi a Piane San Pantaleone e poi nelle altre Contrade, etc.etc., potendo camminare tranquillamente, passo dopo passo…  

 

Un fioretto per la Settimana Santa, che fa bene sempre, fa bene a tutti: a chi crede e a chi non crede.

Care Amiche e Cari Amici,

prima di salutare, un consiglio salutare, scusate il gioco di parole. La moda della cucina in tv e le conseguenti distorsioni, tra le quali c’è la cosiddetta “pornografia del cibo”, che porta a fotografare e anche a diffondere a tappeto ogni piatto che si sta per mangiare, c’è per converso anche la litania dei fioretti fatti in Quaresima o nel mese di maggio. C’è chi non mangia carne, chi elimina i dolci, chi non beve alcool, chi comunque fa una dieta devozionale o penitenziale. Tutte cose buone se uno non ne fa bandiera per essere lodato o commiserato, perché il cristiano è allegro non deve mai mostrarsi triste e sofferente per un fioretto o una penitenza. Sono comunque pratiche e comportamenti validi se accompagnati dalla cosa più importante: non far peccati, quelli veri. Sul digiuno e sui digiuni della Chiesa cattolica c’è poco da aggiungere a quel che si sa. Anche in questo caso, digiunare il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo è bene. Occupare il tempo di quei pasti sobri e ridotti per parlar male del prossimo, per rubare, per mentire, per far del male o comunque peccare, è male, vanifica il digiuno, aggrava la colpa.

Papa Francesco, che pure di media se ne intende e ne occupa non pochi per la sua attività pastorale, suggerisce di fare un fioretto moderno. Lo racconta così uno dei più noti critici televisivi in attività, Gianluca Nicoletti, su “La Stampa”:             

Vi invito a prendere cinque, dieci minuti, seduti, senza radio, senza tv” per “pensare alla propria storia: le benedizioni e i guai, tutto. Le grazie e i peccati: tutto”.” Papa Francesco, lo ha detto durante la messa mattutina nella domus Santa Marta, in Vaticano, e per il credente queste parole hanno un senso che probabilmente legato a quello che in tempo di Quaresima già in passato fu definito da altri uomini di Chiesa come “fioretto mediatico”. Corrisponde alla rinuncia momentanea alla vanità del mondo per dare spazio a una riflessione spirituale.

E magari può sembrare persino più potente come monito, proprio perché detto da un Papa che per presenze in televisione occupa i primissimi posti tra tutti gli altri personaggi pubblici.

Proviamoci a stare “cinque, dieci minuti seduti, senza radio, senza tv, senza altro che pensare alla propria storia: le benedizioni, i guai, tutto”. 

Farlo ogni giorno, darà beneficio a ciascuno. 

Farlo più persone possibile, farà certamente bene alla nostra Comunità.  

 

Buona Domenica