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La letterina del sabato 4 marzo

Care Amiche e Cari Amici, 

per uno della mia generazione non si può scrivere o dire 4 marzo senza pensare a Lucio Dalla. Cosa c’entra con Miglianico? Come può non entrarci per chi, Miglianichese o no, ha sentito questa canzone dalla tv in bianco e nero che trasmetteva il Festival di Sanremo e poi l’ha riascoltata mille e mille volte dalle prime radio libere o dalle musicassette inserite nei mangianastri che, a un certo punto, sembrarono esser più importanti delle piccole utilitarie che chiamavamo macchine, e poi l’ha sentita nei concerti allo stadio e, nel mentre, l’ha cantata senza aver più voce dentro un autobus che lo portava con gli amici a fare una gita, una uscita di un solo giorno con un panino e tanta voglia di allegria?

 

Quella canzone, che ora anche a te sarà tornata da dentro, è una delle rare combinazioni che fanno risuonare un motivetto in abbinata ad una data di calendario, quasi come il Natale. E guarda caso canta di una nascita e di un Gesù bambino. Insomma, era giusto, è bello, è semplicemente una emozione profonda ricordare Lucio Dalla, un piccolo genio della musica italiana. Lessi su Famiglia Cristina, tanti anni fa, l’intervista che rilasciò a quel settimanale. Raccontò come era diventato cattolico andando, lui ateo, in San Petronio a Bologna perché la ritualità della Santa Messa lo affascinava e gli consentiva anche di riflettere e di ispirarsi. Poi venne l’amicizia con un prete e il suo modo di esser cattolico, una cosa che alcuni forse non gli hanno mai perdonato o l’hanno semplicemente nascosto, visto che il cantautore italiano doveva avere determinate caratteristiche, tra le quali l’ateismo e l’anticlericalismo - se non veri, almeno apparenti - erano tra le più qualificanti. 

Ma dire marzo significa anche dire subito 8 marzo, la Festa della Donna. 

Anche qui l’esaltazione di certe correnti radical-chic ha determinato una visione non laica ma laicista, anti religiosa, divisiva, come si ama dire oggi, di una ricorrenza che è in verità mesta, poiché legata ad eventi tragici. Il femminismo, pur contenendo non pochi aspetti importantissimi, non mi è mai piaciuto proprio per l'eccesso complessivo. 

L’8 marzo su questo spazio di libertà è stato sempre ricordato, gioiosamente, sinceramente, appassionatamente, con ripetuti inni alla Donna, alle nostre Donne, cioè alle Miglianichesi prima di tutte. 

Quest’anno voglio anticipare questa bella e sentita abitudine. Cogliendo, in qualche modo, lo spunto da quanto scritto sopra, voglio fare in anticipo gli auguri più belli e festosi alle nostre Donne, alle Miglianichesi, alle Donne di tutto il mondo a cominciare dalle mamme e poi da quelle più povere, sfruttate, violentate ed emarginate. Affido questi Auguri ad un testo mirabile, scritto dal sommo Poeta, e a un egregio dicitore, un premio Oscar. 

Possiamo sfogliare tutti i tomi dello scibile umano ma un testo così non è stato mai scritto prima di Dante né dopo. Potremo forse trovare una voce migliore, una interpretazione più gradita al nostro gusto. Ma l’emozione che ha trasmesso Roberto Benigni quando a San Remo ha recitato l’Inno alla Vergine di Dante Alighieri credo sia tra quelle che difficilmente trovino uguali nella nostra esperienza umana. La scelta di recitare quel testo Benigni la fece non per motivi religiosi ma proprio per celebrare le donne e l’amore: lo si trova cliccando qui.

Viva le Donne, Viva l’Amore.

Buona Domenica. 

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