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Il manifesto anonimo scritto con inchiostro confuso

Una lettera anonima è stata affissa sotto forma di pubblico manifesto. È la prima volta che accade a Miglianico. Sembra incredibile che nessuno se ne sia accorto, ma è così. Il manifesto, consegnato in Municipio da un eminente signore fuori posto, è quello comparso ieri l’altro, con la firma, di fatto anonima, del “Comitato salviamo Piazza Umberto 1°”, La nostra piazza, va notato anche questo, si chiama ancora “Umberto I”, scritto con la cifra del numero romano e non con il numero arabo, più adatto alle somme e alle moltiplicazioni ma anche alle divisioni, care ad alcuni appartenenti a certe categorie professionali. 

Il contenuto che non risponde a nessuna delle domande fatte dal Sindaco alle quali annuncia di voler rispondere, è improntato a un vittimismo piagnucoloso, che farebbe pensar male circa la possibilità che, tra i suoi potenti ispiratori e dotti redattori, vi possa essere un noto ex-amministratore campione di vittimismo, vizio evidentemente contagioso in certi sodalizi. 

 

Nel testo regna una confusione mista a prosopopea che ha generato espressioni poco garbate istituzionalmente, informazioni che devono esser state filtrate ad opera di chi non fa forse il suo dovere, addirittura degli avvertimenti, qualche velatissima minaccia e certe frasi dal significato nascosto, o che tali volevano apparire, ma che non riescono nell’intento. C’è qualche strafalcione che lascia, invece, intravedere gli effetti di un vaneggiamento, culminato in un non commentabile auto-applauso, tipico di chi si ritiene più furbo degli altri, un sorta di nostrano miles gloriosus

Va segnalato all’attenzione di chi lo avrà letto velocemente o di chi si appresta a farlo, che il tazebao in questione parla ancora una volta delle fantomatiche firme raccolte. Ma dice e contraddice sé stesso quando scrive “Sindaco, le tante firme raccolte le saranno consegnate quando (…) anche se forse non avrà mai modo di veder quelle firme…”. Insomma il Sindaco quelle firme le vedrà o non le vedrà? A lui sarebbe stata indirizzata la richiesta sostenuta da quelle firme. Per poter parlare coi i Concittadini firmatari che così a lui si sarebbero rivolti, cosa dovrebbe fare? Le firme ci sono o non ci sono? Mostrarle è l’unico modo per fare chiarezza. 

Ma, leggendo un simile strafalcione, vien da chiedere: ma questi Signori, questi nostri potenti e molto benestanti Concittadini, li rileggono i manifesti che scrivono o li dettano dalle cabine telefoniche guardando appunti confusi mentre qualcuno suggerisce loro aggiunte e modifiche?! Di chiarezza ce n’era già poca prima, così si va sempre peggio.  

C’è poi un passaggio spassoso, una scimmiottatura che voleva essere provocatoria ma che è risultata soltanto penosa e che riguarda l’uso della “Treccani”, ritenuto dagli oscuri autori del manifesto evidentemente necessario per la introduzione di un termine non consueto: “mèntore”. In Comune il mèntore non c’è. L’affanno della sua ricerca è un’ossessione dietrologica e complottistica di persone che forse stanno poco bene, comunque indifferenti al perder tempo in cose fatue. Nella realtà letteraria, invece, Mèntore è un personaggio dell’Odissea attribuita ad Omero. È il vecchio amico di Ulisse che consiglia Telemaco, figlio dell’eroe inventore del cavallo di Troia, quando egli decide di far qualcosa durante la prolungata assenza del padre e l’insistente corteggiamento dei Proci verso la madre Penelope. 

A forza di dover difendere qualcuno dall’accusa, ancora non smentita dai fatti né smontata in pubblico confronto, di esser “bugiardo” e mentitore, la parola mentore deve esser venuta a quei callidissimi scrittori di manifesti anonimi più per facile assonanza che per necessità di descrizione. Solo dopo devono essersi accorti che mèntore era ben altro che un aulico sinonimo di bugiardo, da qui il ricorso al noto vocabolario.

Sappiamo per ora chi è il Concittadino che è stato pubblicamente bollato come “bugiardo”. Il chiarimento che cancelli quest’accusa è ben atteso e sarà un momento molto bello. 

Sarà ancor più bello, un giorno, sapere chi sono i potenti e molto benestanti Concittadini, i signorotti residenti e attivi in Miglianico che si vergognano di firmare con il proprio nome e il proprio cognome quello che scrivono e che fanno leggere agli altri senza avere il coraggio delle proprie insinuazioni e affermazioni.

L’anonimato è strumento dei regimi non liberi, non democratici, non trasparenti pertanto è detestabile e non va accettato mai, neanche se invia auguri, che sono evidentemente falsi e non sinceri. 

  

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