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Miglianico di fine Ottocento, nomi e ruoli in una ricerca dell’Amico Giuseppe Tinari

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Giovedì, 13 Ottobre 2016 15:03
Scritto da Maurizio
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C’era un “Regolatore del pubblico orologio” (quello che troneggiò fino ai primi anni ’70 sulla facciata del Municipio) che era anche addetto alla “riscossione del dazio” e guardia comunale, tra i Miglianichesi notabili di fine Ottocento, si trattava di Antonio Firmani.
La notizia l’ho trovata in una bella pubblicazione donatami da un grande editore, fotografo, cultore di storia nonché uomo affabile, simpatico e generoso, Giuseppe Tinari, il quale da non pochi anni mi onora della sua amicizia. Il volume è “Notaio Serafino de Sanctis - Ari, Miglianico, Ripateatina, Vacri e Villamagna - 1897 – 1900” (Edizioni Tinari - 2014) Per chi volesse trovarlo in biblioteca o volesse più appropriatamente acquistarlo, il codice ISBN è 978-88-88138-38-1. L’immagine della copertina è la carta che segna i terreni ala confluenza tra Il Foro e il Dendalo.

Il richiamo a una figura addetta alla regolazione del pubblico orologio mi ha fatto subito venire in mente le scene di uno dei film di Don Camillo e Peppone impegnati a mettere avanti i due orologi della Chiesa e della Casa del Popolo, divenuti oggetti involontari della loro eterna sfida. Ma da noi, a quel tempo, non c’era questa opzione politica. L’orologio della Chiesa di san Michele Arcangelo non c’era, fu messo qualche decennio dopo.
Questo richiamo è durato un attimo. La pagina nella quale Peppino Tinari raccoglie la sintesi dei dati che descrivono la nostra Miglianico all’alba del 1900 è così interessante che non ho avuto modo di soffermarmi su quella curiosità.
Miglianico contava allora 2.685 abitanti. Il sindaco era Giovanni Valignani dei Duchi di Vacri, che, mi vien da sottolineare pur non avendo ora documenti con tale oggetto, era proprietario del castello e non pensò evidentemente di avere fastidio dal Municipio appena edificato sulla piazza anch’essa appena realizzata né forse sarebbe stato eletto sindaco se avesse osteggiato la più importante opera di quell’inizio dell’età unitaria. Consiglieri comunali erano invece: Urbano Mariani (assessore anziano), Vincenzo Zannolli, Gerardo Tomei, Francesco Tomei, Verino D’Addario, Francesco Mosca, Pantaleone Ciampella, Giuseppe Monaco, Raffaele Cipollone, Pantaleone Roscioli, Carlo cavalier ufficiale Ciavolich e Giuseppe Ciavolich. Il medico condotto era Antonio De Sebastianis e, dopo la sua morte, Leonardo D’Aurizio. Segretario comunale era Giovanni Sciarrelli mentre il commesso di segreteria era Pantaleone Masciulli, tesoriere Antonio Tomei, procaccia Antonio Angelone e messo comunale il mio bisnonno Gabriele Adezio. Il commesso postale era Verino D’Addario e l’esattore era invece Alfonso Tomei. La pubblica istruzione era affidata a due soli maestri, Luigi D’Addario e Clorinda Antonelli. La scheda del libro cita, per l’affitto per i locali della scuola, Marietta Ciavolich e Teresa Monaco per la loro pulizia. Il parroco dell’epoca era il canonico Lelio D’Angelo, mentre l’Arcivescono di Cheti-Vasto era mons. Rocco Cocchia. C’erano due sagrestani: Innocenzo e Achille Ciampella. La Deputazione della Festa di San Pantaleone era composta da Antonio De Sebastianis (il medico condotto) Giuseppe Monaco e Francesco Tomei (consiglieri comunali) e il Parroco Lelio D’Angelo. I becchini erano due, Domenico Di Clerico e Rocco Leonzio; uno solo il falegname, Francesco Mosca, uno il pirotecnico, Florindo Giannascoli; ancora uno solo il muratore, Ernesto Mammarella, uno il fabbricatore, Stefano Mammarella; due i fabbri ferrai, Rocco Fabucci e Luigi Ciampella, e un solo sarto, Francesco Vichi. Ben tre erano gli avvocati, Filandro Quarantotti (cui è intitolata un strada a Chieti, ndr.), Giuseppe Aloè e Ernesto Romani. C’era, infine, un noleggiatore di carrozze, Antonio Angelone.
Un’ulteriore notizia riguarda le spese per la realizzazione della strada che conduce al cimitero, realizzato una ventina d’anni prima. Vi hanno prestato opera a vario titolo: Gabriele Adezio, Antonio Firmani, Stefano Mammarella, Francesco Leonzio, Antonio Firmani, Giustino Ricci e Giovanni Sciarrelli. L’ultima nota che l’autore ci segnala riguarda la nomina del maestro Giovanni De Benedictis quale direttore del concerto musicale per due funerali quasi consecutivi, quello del sindaco Giustino Mariani (1897) e del medico condotto Antonio De Sebastianis (1898). Ogni ironia sulla consecuzione dei decessi e dei ruoli dei defunti e ogni conseguente sospiro del genere “bei tempi!” sono assolutamente fuori luogo.
Il volume, va sottolineato, tratta principalmente di atti notarili che, redatti a Miglianico e negli altri centri viciniori, raccontano vicende di donazioni, vendite e accordi di altro genere. Tra di essi, ventisette vedono protagonisti Miglianichesi con cognomi ancora oggi a noi cari, Nanni, D’Onofrio, Palmitesta, Masciulli, Giandomenico ed altri. Sono pagine quasi vive, situazioni, narrazione asciutta di eventi che aiutano a conoscere la Miglianico di poco più di cent’anni fa.