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“C’era una volta…”, gli strani effetti della nostalgia

La nostalgia è una condizione nella quale spesso si trovano sconfitti di ogni sorta, tra di essi, principalmente, politici trombati, parassiti di clientele politiche, sostenitori di generali o di re o di dittatori rovesciati o cacciati. A volte è patetica, quando persone avviate sulla via del tramonto continuano a sgomitare per star in prima file in congressi, eventi politici o pubblici e parlano sempre al passato dimenticando di dire quel che non è andato bene in quel tempo. A volte appare pretesto incomprensibile e stucchevole, quando anima discorsi vuoti d’ogni altro contenuto. Altre volte è venata di pericolo, quando la gonfia chi è nostalgico (forse ignorandone la sostanza) dei vecchi regimi e invoca drastici ritorni ad un passato che ha meritato di essere superato.  

La politica, quella vera, che è uno speciale servizio fatto alla propria Comunità, attinge, come altre forme dell’impegno umano, dalle esperienza della storia. Ma tutta è indirizzata al futuro: a immaginarlo, a progettarlo e a realizzarlo secondo le linee inderogabili del bene comune. 

 

“Progetto Miglianico”, seguendo l’alta ispirazione dei suoi suggeritori/gost-writer/padroni/cavalli di ritorno, ha prodotto un altro manifesto, fatto affiggere per approfittare della vetrina accesa nel lungo week-end del “Mellianum 2015”. Alla prima frettolosa lettura esso impone due considerazioni: la prima è che la nostalgia sia la sofferenza dominante dentro Palazzetto Martinelli, tanto da far temere che debordi in “nostomania”, che è la sua forma patologica; la seconda è che dentro Palazzetto Martinelli o poco distante da quegli ambienti ci sia non solo qualcuno che fa aleggiare la sua presenza rassicurante e non disinteressata ma, all’opposto, ci sia anche chi “lavora per il nemico”, cioè qualcuno mandato dalla maggioranza di “Miglianico Cambia” a sabotare quella che dovrebbe essere una sana attività di opposizione.  Quel manifesto è un regalo alla maggioranza.

Un manifesto che avesse voluto segnalare in modo moderno ed efficace quel che sembra apparire dalle parole e dai disegnini che presenta, avrebbe dovuto spiegare come venivano spesi gli altri soldi al tempo di quel “c’era una volta” che li vedeva signori dal Comune. Avrebbe dovuto illustrare innanzitutto e soprattutto quale è stata la posizione del gruppo consiliare di “Progetto Miglianico” al momento delle decisioni assunte dall’Amministrazione Comunale in materia di tariffe per i servizi a domanda individuale quali scuolabus, mensa scolastica, etc. Questo manca del tutto. La proposta, invece, pure. La protesta populista senza una proposta seria non dura più di tanto, perché i servizi vanno erogati e, immagino, verranno effettivamente erogati. I Cittadini andranno quindi a giudicare la qualità dei servizi avuti, pesandoli con quanto li hanno pagati. Poi faranno anche il confronto con quanto pagano amici e parenti negli altri Comuni e quanto quelli ricevono (questa tabella manca nel manifesto dei “progettisti nostalgici”). Così si forma l’opinione che darà il giudizio complessivo. 

Sia chiaro che, benché malmessa o sabotata da qualche quinta colonna, l’accusa della opposizione-coi-soli-fari-posteriori-accesi, non può restare lì ad ingiallire al sole di luglio sui muri cittadini. Il Sindaco e la maggioranza rispondano. Lo facciano con chiarezza, confermando o contestando le cifre presentate come accusa dall’opposizione e, comunque, motivando anche il minimo aumento e le modalità seguite per la sua adozione, se aumento v’è stato (e c’è stato). Gli aumenti son sempre troppi e troppo insopportabili in questo momento di ritardata crescita economica del Paese, almeno si presentino con la giustificazione. 

Il resto del manifesto inchiostrato di nostalgia è fatto di normale polemica. Se la maggioranza vorrà divertirsi risponda e faccia divertire anche noi Cittadini.  

C’è una parte del manifesto che guarda ancora di più al passato, al quinquennio amministrativo del quale i suoi autori hanno così forte nostalgia e alle vicende che in quel passato si son svolte con protagonisti diversi come l’ex-sindaco, dr. Dino De Marco, l’assessore alla Pubblica Istruzione, avv. Giuliana Di Nobile, e i consiglieri di opposizione del Gruppo “Viva Miglianico Viva” (Gianleo D’Ercole, Amedeo Santalucia, Marco Almonti e Federico Anzellotti) ed altri. 

L’opposizione pubblicò un manifesto nel quale si chiedeva all’Amministrazione Comunale quello che nel titolo era riassunto come “Il buon esempio”. In quei giorni, infatti, l’Istituto Comprensivo di Miglianico si stava mobilitando per la ricerca di fondi indispensabili alla realizzazione di nuove aule  informatizzate. Nel manifesto c’era la proposta, già oggetto di mozione consiliare (come correttamente fa chi è eletto dal popolo) di donare alla Scuola “i gettoni di presenza dei consiglieri comunali e le indennità del Sindaco, degli Assessori e del Presidente del Consiglio  Comunale dell’anno 2011”

Quella mozione consiliare della primavera 2011, firmata dal consigliere Gianleo D’Ercole, era solo propositiva e guardava unicamente al concreto, cioè a realizzare una o più nuove aule informatizzate nelle nostre scuole a beneficio dei nostri alunni e studenti. La risposta negativa della maggioranza (“Progetto Miglianico”) e l’astensione delle altre minoranze (la dott.ssa Sara Antonelli e il prof. Gianfranco Sulpizio) furono sconcertanti, condite di retorica, di pretesti polemici, di accuse gratuite e anche di vergognose falsità, degne di essere approfondite nelle aule dei tribunali penali. E in quelle aule ci saremmo incontrati  per chiarire le cose se non ci fosse stato un prolasso di dignità da parte di alcuni in ambito scolastico. Nell’ostacolare quella mozione ci fu addirittura l’intervento dell’avvocatessa Giuliana Di Nobile, l’allora assessore alla Pubblica Istruzione, forse l’unico intervento fatto da lei in Consiglio Comunale in quella veste, nei suoi cinque anni di incarico. Lei sfoggiò tutta la sua vasta e profonda erudizione tecnico-giuridica per motivare l’impossibilità non solo di donare gettoni e indennità alla Scuola ma anche di intervenire per diminuire o eliminare quelle indennità. L’aula informatizzata non fu realizzata allora e quella storia dovrebbe essere ancora raccontata.   

Nell’approssimarsi delle elezioni comunali del maggio 2014, su “Viva Miglianico” ho personalmente richiamato argomenti legati alle indennità percepite da chi all’epoca era al tramonto della sua esperienza amministrativa. Tutto è ancora pubblicato e valido. 

Oggi ripercorrere ogni tappa di quelle sottolineature sarebbe lungo per chi ama una lettura veloce dei testi, ma non inutile per chi vorrà farlo rileggendosi gli “Acta nocturna”. 

Una nuova provocazione, oggi, la posso lanciare. Essa prevede l’esecuzione contestuale da parte dei soggetti individuati.

Il Sindaco e la nuova Amministrazione Comunale accolgano la proposta di “Progetto Miglianico” di decurtarsi le indennità.

L’ex-sindaco e gli assessori di Progetto Miglianico restituiscano contestualmente le stesse somme al Comune.

Mi spingerei a chiedere di più. Chi amministra ora azzeri le attuali indennità, ci rinunci. E gli amministratori di “Progetto Miglianico” restituiscano le indennità percepite nel quinquennio 2009/2014. 

Questa proposta ha due ostacoli insormontabili. 

Il primo è un ostacolo di fatto. Chi non ha rinunciato alle indennità di carica allora, quando poteva/doveva farlo, non restituirà nulla oggi quando quei denari li ha già spesi. 

Il secondo è un ostacolo schiettamente morale: gli attuali amministratori in Comune ci vanno, lavorano, studiano, ottengono risultati anche e soprattutto sul piano dei risparmi di denaro pubblico e chieder loro di esser trattati come chi li ha preceduti e ha amministrato male potrebbe esser beffardo oltre che ingiusto. 

Comunque, se uno accetta la sfida, la sfida la si fa senza star a frignare se fa freddo o se fa caldo. 

Avevo lanciato una sfida all’ex-sindaco, dr. Dino De Marco, il sindaco istituzionalmente fuori posto nella campagna elettorale del 2014, ed era che se avesse perso, avendo così incassato la sonora bocciatura del suo operato da parte di Cittadini, avrebbe dovuto restituire le indennità percepite perché la sconfitta significava aver amministrato male. Ovviamente non lo ha fatto. È normale. Non è un eroe, non può esser costretto a diventarlo. Nessuno lo ha mai fatto in Italia, perché avrebbe dovuto farlo lui? Penso che nessuno lo farà mai in Italia.

Del resto, quando si parla di certe cose, cioè di eliminare i vitalizi e di operare sulle indennità ingiustificate, tutti, tranne gli amici del M5S (soli in Parlamento ma in compagnia di tantissimi Italiani), si ritrovano ad alzare la manina allo stesso modo. E così le indennità restano e i vitalizi resistono.

Personalmente son contro-corrente. 

Chi fa il Deputato e soprattutto il Consigliere Regionale (che non è che sta sempre lì, diciamo così, a studiare e legiferare), dovrebbe avere indennità più basse o, meglio, più adeguate e proporzionate a quelle dei Pesi dell’Europa e dell’Occidente. E non dovrebbe avere il vitalizio, a meno che non sia parte compensativa dell’attività eventualmente sospesa/interrotta durante il mandato elettivo svolto a tempo pieno. 

Chi fa il Sindaco, come lo si deve fare oggi a tempo pieno - veramente a tempo pieno - anche in Comuni medio-piccoli, dovrebbe avere una indennità di 2500/3000€ al mese. I rischi, l’impegno e le spese sono molto più alti di quelli che occorrono per fare tanti altri lavori. Il sindaco deve, però, essere valutato in termini di risultati (non meramente politico-elettorali). Se fallisce gli obiettivi annunciati, se crea debito, se fa andare in dissesto il Comune, soprattutto se viene condannato per reati gravi, deve restituire tutto con interessi e spese, rispondendo con tutto il suo patrimonio e anche con tutto quello della famiglia. A garanzia dei Cittadini contribuenti deve dotarsi di apposita assicurazione. 

È una delle ipotesi possibili.

Su questa proposta, come su tutto si può discutere. Se si discute, alla fine si possono capire tante cose e si può più facilmente accettare anche di vedere che si è in minoranza perché la maggioranza dei Cittadini la pensa diversamente.  

Su tutto, soprattutto sul resto, si può evitare la discussione e preferire la fantasia. 

Si può cioè anche favoleggiare sui tanti “c’era una volta un regno fatato dove tutti vivevano felici e contenti”.

Ma per queste cose son molto più bravi i vecchi “progettisti”, quelli di “Progetto Miglianico”.     

 

 

P.S. 

 

Treccani, la cultura italiana

nostalgìa s. f. [comp. del gr. νόστος «ritorno» e -algia (v. algia)]. – Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano: soffrire di n.; in quei ballabili remoti, scritti su vecchi rigidi dischi, s’annida il grumo indistinto della n. e della gelosia: di quanto si vorrebbe richiamare in vita e non si può, e di quanto invano si vorrebbe non fosse stato (Salvatore Mannuzzu); avere, sentire, provare la n. (una grande, profonda, intensa, acuta, struggente n.) del proprio paese, della patria, della casa, della famiglia. Quando assume forma patologica si chiama nostomania (v.). Per estens., stato d’animo melanconico, causato dal desiderio di persona lontana (o non più in vita) o di cosa non più posseduta, dal rimpianto di condizioni ormai passate, dall’aspirazione a uno stato diverso dall’attuale che si configura comunque lontano: n. degli amici, dell’affetto materno; n. della giovinezza lontana; n. dei tempi passati.

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