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Appunti per una piccola storia locale. Ventitreesima puntata

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Domenica, 28 Giugno 2015 14:21
Scritto da Maurizio
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L’Amico Nicola Mincone era dunque candidato del Pdl alle elezioni provinciali nel Collegio di Miglianico. Avrebbe potuto non esser lui il candidato. I discorsi fatti a partire della due notti di fine ottobre 2008, quando Amicone chiese a tutti noi di passare dall’UDC al Pdl, fino ai travagliatissimi giorni della scelta del candidato sindaco per le comunali, restò in ballo la possibilità di lanciare una candidatura diversa, quella del dr. Dino De Marco se avesse accettato di rimanere nel gruppo volendo una contropartita di prestigio, o una candidatura più giovane, quella del vice-sindaco, avv. Carlo Biasone o altra ma soltanto abbozzata. L’ipotesi era stata fatta dallo stesso dott. Amicone per una serie di motivi, tutti validi. Non ho mai approfondito il perché poi non sia stata realizzata quella ipotesi nella parte, ovviamente, riferita alla candidatura dell’avv. Carlo Biasone. La cosa certa fu che l’Amico Nicola Mincone, che era stato candidato alle regionali del dicembre 2008, sempre nel Pdl, piazzandosi secondo dei non eletti, fu scelto dal Pdl per il nostro collegio per due motivi convergenti: da un lato la consapevolezza formale da parte del Pdl che i circa 1.200 voti di preferenza presi da Mincone a Miglianico, pochi mesi prima, alle regionali fossero un’adeguata garanzia di consenso per il centro-destra, dall’altro la volontà dello stesso Nicola Mincone di smentirsi, dopo averci detto che con la candidatura alle regionali si sarebbe fermato, e di andare a caccia di una nuova poltrona.

All’avvio della campagna elettorale era, però, tutt’altro che svanita la sua contrarietà, stemperatasi in perplessità più volte manifestata, alla candidatura a sindaco della maestra Emilia Baldassarre. In tutto l’arco di attività del Comitato elettorale in quei primi mesi del 2009 la sua fu contrarietà a chiunque potesse essere il candidato sindaco, che non fosse lui. Sostenne/accettò la candidatura dell’arch. Nando Di Clerico nel summit a tre del 12 marzo 2009, ma non la difese per niente in sede di Comitato elettorale la sera successiva. L’impressione che si aveva a campagna elettorale avviata, infatti, era che fosse più interessato al destino elettorale di uno o due candidati, piuttosto che alla vittoria della lista. Ma era un’impressione, diciamo così.
L’elemento di confusione che egli portava naturalmente era, però, il fatto stesso di essere, come candidato alla Provincia, a cavallo di due liste locali impegnate nelle Comunali: quella di “Viva Miglianico Viva” e quella di “Alleati per Miglianico” ambedue, seppur con tutte le distinzioni narrate, allocate nell’alveo del centro-destra locale, che guardava prevalentemente al Pdl. Marginale, ma sempre come addendo a questa cifra specifica della confusione elettorale di quei giorni portata da Nicola Mincone, c’era non tanto la presenza nella lista “Progetto Miglianico” di candidati di fede berlusconiana ma avversi dello stesso Nicola Mincone, bensì il rapporto mai risolto con il dr. Dino De Marco della cui candidatura a sindaco nel 2004 Nicola Mincone fu “madre e padre”.
Insomma, lui avrebbe dovuto prender voti da chi a Miglianico viaggiava su strade diverse e in ambito di forte divisione locale, anche se, in parte, finta, per quanto riguarda l’accordo di fatto delle liste-tenaglia.
La campagna elettorale di Nicola Mincone non poteva che risentire alquanto di questa condizione. Partecipò costantemente alle iniziative pubbliche di “Viva Miglianico Viva”, ma non si sentì mai una parola che fosse di contrasto alle cose dette o rappresentate dalle altre due liste. Non attaccò mai quelli di “Alleati per Miglianico”, che pure erano, in alcuni loro candidati, animati da una generale avversione al ticket amiconiano di cui lui faceva ancora parte a pieno titolo. Mai ci fu da parte sua né l’attacco frontale e neanche un distinguo o una critica o un rimprovero, anche solo umano o personale, verso la slealtà del dr. Dino De Marco nei confronti del gruppo che lo aveva eletto e sostenuto come sindaco fino ad allora. Eppure, Nicola Mincone, che era stato presidente del Consiglio Comunale fino al dicembre 2008, e che aveva salvato il sindaco De Marco da almeno due sfiducie già decise, avrebbe potuto segnare una distanza, sottolineare un comportamento, additare l’inaffidabilità politica del candidato De Marco.
Avrebbe potuto.
Avrebbe dovuto farlo, se non altro per dare forza e maggior credibilità alla lista di “Viva Miglianico Viva”, che lo sosteneva apertamente.
Avrebbe dovuto farlo, in un preciso momento, per Mario Amicone.
Non lo fece.
Come già narrato, quasi confessò questa sua particolare condizione, quando, nel prendere la parola durante la manifestazione tenuta presso la Valle del Miglio, sedendo con la gamba destra sul tavolo rivolto all’uditorio, disse “comincia a piacermi questa lista”. Eravamo agli ultimi giorni di campagna elettorale. Cominciava a piacergli solo allora? Forse era solo un modo di dire.
A margine di questa sua presenza, non appassionata ma alquanto costante, alle attività di propaganda elettorale di “Viva Miglianico Viva” ci fu il comportamento tenuto nelle visite personali fatte nelle case di nuovi e vecchi amici. Non so se sia vero, ma chi me lo ha raccontato alcuni mesi dopo m’ha detto che, in più di una casa, soprattutto in Contrada Montupoli, l’Amico Nicola Mincone si sia trovato di fronte ad amici che gli avrebbero detto sostanzialmente: “Per te alla Provincia non c’è problema, ma per il Comune questa volta no. Dillo pure a Mario Amicone”. Se fosse vero - come devo ritenere che sia, per la fonte da cui proviene - questo racconto contiene due punti a favore e uno contro l’Amico Nicola Mincone. Ma non inganni questa divisione. Il peso degli elementi pro e contro non è stato pari e, alla fine, è stato sfavorevole per “Viva Miglianico Viva”. Quelli a favore sono: il primo che la sua strategia privilegiava il voto per sé e metteva almeno in secondo piano quello per il Comune, il secondo che, forse, nel chiedere il voto per sé, andava comunque chiedendo anche una preferenza per uno dei candidati di “Viva Miglianico Viva”. Il punto a sfavore è che lui a Mario Amicone non disse nulla, almeno in quei giorni. Sarebbe stato proprio Mario Amicone a venirlo a sapere da quegli stessi amici “ribelli”, ma “a tempo scaduto”. Cosa sarebbe cambiato? Poco forse, ma qualcosa sarebbe stato diversa. Il dott. Amicone sarebbe sicuramente andato da quegli amici e avrebbe provato a convincerli. Ci sarebbe riuscito? Secondo me si, almeno in alcuni casi. Comunque avrebbe avuto un quadro più veritiero della situazione con quel che ne conseguiva in termini di attenzione nell’attività di propaganda. Certamente l’intervento diretto del dott. Amicone e anche di qualche altro Amico, oltre che dei singoli candidati, non avrebbe certo creato problemi a Nicola Mincone se non quelli, oggi ipotizzabili, di scoprire qualche percorso improprio indicato a quegli stessi amici elettori.
Non sarebbe comunque cambiato il consenso sostanziale che Nicola Mincone si apprestava così a raccogliere.
Questa posizione, un po’ necessitata e un po’ figlia della travagliata (per lui travagliatissima) fase di scelta del candidato sindaco, assunta dall’Amico Nicola Mincone, inevitabilmente si aggiunse agli altri elementi di confusione, ma fu, come ciascuno facilmente intuisce, uno elemento pesante, alcuni dicono determinante e non per mera casualità.
Nella confusione si aggiunse quella che precedette, culminò e, soprattutto, seguì la serata di mercoledì 3 giugno, quando sul balcone di casa Marinucci, in via Roma, sotto le insegne del Pdl, salì il dott. Mario Amicone.

(23-continua)