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Appunti per una piccola storia locale. Ventesima puntata

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Venerdì, 19 Giugno 2015 11:21
Scritto da Maurizio
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I tre candidati sindaco e le tre rispettive liste in campo giocarono la loro partita come molti forse ricordano. Sono ancora molti coloro che segnano come momento di svolta della campagna elettorale la serata di mercoledì 3 giugno, nella quale il dr. Mario Amicone tenne il suo comizio in piazza, dal balcone di casa Marinucci.
Prima di arrivare a questo momento, che richiede una particolare lettura vista la particolare importanza che gli è stata attribuita, è opportuno dettagliare gli appunti che segnano invece i giorni che precedettero quel mercoledì di giugno. E anche quelli che seguirono.

La macchina organizzativa della lista “Viva Miglianico Viva” se la caricò sostanzialmente una coppia di soggetti tra quelli peggio trattati in sede di scelta del candidato sindaco: l’arch. Ferdinando (Nando) Di Clerico e l’autore di questi appunti. Lo spirito di lealtà di questi due soggetti non è stato mai riconosciuto, tranne che per un aspetto che narrerò in seguito. È piacevole dovere per me riconoscere ancora quello che ha dimostrato anche in quelle settimane l’Amico Nando Di Clerico. Lui procurò la sede del comitato elettorale, nei locali appena lasciati liberi dal bar “Wishing Well”, in Piazza Umberto I, a due passi da Municipio. Insieme scrivemmo, ancora una volta, il programma elettorale e i documenti per la presentazione della lista. Lui disegnò il logo con uno dei nomi che avevo sottoposto al gruppo per battezzare la compagine. Fu scelto “Viva Miglianico Viva”, inizialmente solo perché in una delle simulazioni grafiche appariva più gradevole, poi perché s’aggiunse la motivazione che il secondo “viva” fosse la certificazione della vitalità della nostra Comunità. A me piaceva, avevo elaborato e puntato su “Viva Miglianico”….
Su queste basi si passò a programmare la campagna elettorale, calendarizzando la presentazione della lista, le riunioni nelle contrade e i comizi.
Ancora a Nando Di Clerico e a questo fesso, insieme a qualche candidato più esperto e autorevole, toccò coordinare, controllare (anche qualcosa in più per quelli della maestra Emilia) la omogeneità e la non sovrapponibilità degli interventi, programmarli nelle date possibili, provando a far parlare tutti, a costruire quelle che sono gli assi portanti dei messaggi che poi vengono messi anche nei fac-simile e negli stampati di propaganda.
La presentazione della lista, organizzata al Golf Club nel tardo pomeriggio del sabato, fu senza difficoltà e con un buon effetto. La presentazione la fece il dott. Mario Amicone, in qualità di capo della commissione che aveva elaborato la lista, Raccontò le cose con efficacia, presentò la lista, presentò la nuova candidata-sindaco e anche il candidato alle provinciali in quota Pdl, Nicola Mincone. Ci fu il saluto dell’assessore regionale alle pari opportunità, dott.ssa Federica Carpineta. L’intervento, il primo intervento della candidata sindaco, la maestra Emilia Baldassarre, risultò pulito e gradevole, non sconvolgente e neanche dai forti toni oratori, che non si inventano. L’inizio poteva esser giudicato buono, il clima sembrava favorevole. Nella folta platea dispostasi tra piscina e ristorante, molti notarono la presenza dell’ex sindaco comunista, Renato Ricci, schierato apertamente a favore. Ci si mise all’opera per i futuri appuntamenti
Non ripercorro, per mancanza di documenti, le date e la successione degli interventi e men che mai il dettaglio dei loro contenuti, anche se ricordo buoni interventi dei candidati, chiari, diretti, comprensibili. Ma vanno evidenziati certamente alcuni aspetti che, avvenuti effettivamente nella cronistoria di quei giorni, meritano di esser valutati oltre il loro puntuale assestarsi in un calendario.
La campagna elettorale visse su un tema che ad alcuni di noi fu chiaro sin da subito. Fu attuata una manovra a tenaglia non per contrastare la potenza elettorale, la qualità dei candidati, la bontà del messaggio, di “Viva Miglianico Viva” ma per abbattere Mario Amicone e quello che rappresentava. Il vittimismo del dr. Dino De Marco, un’arte nella quale non ha avuto pari fino ad oggi a Miglianico, e il concertino anti-amiconiano dei suoi candidati e sostenitori, dagli esponenti della sinistra più rossa (Silvio De Lutiis, Gabriele Sisofo, etc) ai berlusconiani della prima ora (Lorenzo Antonelli, etc.) agli ex-amici o figli di ex-amici (Renato Lamonaca, Simonetta Firmani, etc.) premeva da un lato. Dall’altro stringeva il gruppo di “Alleati per Miglianico”, composto e sostenuto da gruppuscoli di vecchi nemici e di ex-amici di Mario Amicone (Tiziano Cicchitti, Rocco Mattioli, Pierfilippo Di Tondo, etc.) e capeggiato dal prof. Gianfranco Sulpizio, “l’incompiuta” della destra locale. Il politico di casa Sulpizio, ramo Concezio, era indiscutibilmente l’avv. Alberto. Ma quel giovane professionista, con lo studio già attivo in piazza, morì in conseguenza di un incidente stradale, in un preciso pomeriggio del giugno 1980, mentre si cominciavano a scrutinare le schede delle comunali (La Sinistra Unita, che vinse quelle elezioni, non fece festa quel pomeriggio in segno di lutto). In molti casi, anzi, in molte case, non ultima quella dei Mattarella, alla morte improvvisa del politico in carriera si chiede a un fratello o a un figlio (raramente alla moglie) di ereditare il ruolo lasciato scoperto dal defunto. Quasi sempre, fatte le dovute eccezioni, la sostituzione, se funziona, è solo un’immediata garanzia elettorale, poi si passa a rimpiangere chi è morto. Il prof. Gianfranco Sulpizio, a mio parere, è uno dei casi classici: bravo, consapevole dell’eredità incarnata, volenteroso, sportivo, rigoroso nel rispetto delle regole, con spiccata e antica sensibilità per l’ambiente e con tutte le sue non poche doti personali, a più d’uno ha fatto prevalentemente pensare, rimpiangendone l’assenza, al Fratello scomparso. All’avv. Alberto Sulpizio, la destra locale, proprio alla vigilia delle comunali del 2009, intitolò il circolo, aperto in via Roma in un locale di proprietà del compianto Fernando Ferrara, all’epoca candidato con “Progetto Miglianico” (un caso). Se avesse potuto vivere la vita che l’attendeva l’avv. Alberto Sulpizio avrebbe fatto carriera anche in politica e non solo a livello comunale, anzi più ad altri e superiori livelli. Ma questo personaggio lo abbiamo perso troppo presto.
Torniamo a quelli che operarono nella primavera 2009.
Alcuni personaggi, come il grillo salterino, le sfingi, gli amici di tutti e di nessuno, gli opportunisti dal fiuto raffinato, hanno fatto colore intorno a questa tenaglia studiata e attuata in quella primavera elettorale.
Davanti a questa minaccia, il gruppo di “Viva Miglianico Viva” andava immergendosi in un dramma esistenziale. Era largamente parte ancora viva (eccome) e, per altra parte, figlio politico e di esperienza amministrativa di Mario Amicone & Co., ma non riusciva a dichiarare tale paternità o appartenenza. Così rischiava di pagare tutto il negativo che sempre si forma attorno a chi ha vissuto la stagione politico-amministrativa da protagonista, senza poter lucrare il tanto di positivo che da esso comunque viene.
Così avvenne.
Fu stabilita una linea di condotta che fu cambiata strada facendo. Nulla fu fatto non solo per meglio contrastare l’attacco a tenaglia, operazione possibile se non facile per chi ha un minimo di esperienza, ma quantomeno per fare l’unica cosa che andava evitata: finirci dentro senza avere più spazio di manovra.
Cosa accadde?
Partiamo dall’inizio.
Bisognava fare il primo comizio e non c’era chi fosse in grado o fosse disponibile a fare il “presentatore“, il segretario del partito che non c’era, il portavoce del gruppo. Sarebbe stato logico ed efficace scegliere il dott. Mario Amicone. Ma lui aveva già dichiarato che, con l’intervento di presentazione della lista fatta al Golf Club, la sua attività politica locale era da considerarsi chiusa. Poteva toccare a Nicola Mincone. Ma era il candidato alla Provincia in quota Pdl, la sua, già allora, era una posizione particolare. Non lo avrebbe fatto per i suoi motivi (alcuni dei quali verranno illuminati nel prosieguo di questo breve racconto). Non lo avrebbero accettato volentieri né la candidata-sindaco né altri candidati che sapevano della sua peculiare posizione come componente del comitato che scelse e organizzò la lista di “Viva Miglianico Viva”.
Questi discorsi non furono forse nemmeno fatti così chiaramente quella sera prima del primo comizio. Erano assodati senza doverli svolgere.
Comunque non li potrei raccontare, perché quella sera ero davvero a una conviviale accademica ad Ortona.
Raggiunsi la sede del Comitato elettorale di “Viva Miglianico Viva” a piedi, dopo aver parcheggiato sotto casa e mi venne incontro l’Amico avv. Carlo Biasone. Non era sorridente come al solito. Mi disse in modo perentorio: “Domani sera t’arimìtte la giacchette e sìje tu sopra a lu bbalecòne per lu cumìzie”.

(20-continua)