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Appunti per una piccola storia locale. Decima puntata. La verità sulle primarie del 2004 e l’inganno della lista segreta.

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Giovedì, 03 Ottobre 2013 08:36
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Le primarie in vista delle comunali del 2004 le avevo proposte e riproposte nella mia veste di fresco Segretario di sezione, con una decisa insistenza, appoggiato da non pochi dirigenti della sezione, soprattutto i più giovani. Il motivo della proposta era sostanzialmente questo: l’UDC era partito tutto sommato nuovo, pur se risultante dalla fusione di altri esistenti ma non di anch’essi di recente costituzione, e, quindi, mi (ci) sembrava semplicemente giusto sondare l’opinione pubblica sul futuro che questo nuovo soggetto politico doveva costruire. C’era poi la constatazione che Nicola Mincone, sindaco uscente, non avrebbe potuto più esser ricandidato come primo cittadino. Occorreva avere una segnalazione ampiamente condivisa ma espressa con libertà per capire chi potesse esser il miglior candidato sindaco.

 

Operativamente la proposta era di svolgere le primarie in piazza, in occasione della festa della “Venuta di San Pantaleone”, l’ultima domenica di ottobre di quel 2003. Era incontestabile che si trattasse dell’occasione ideale per svolgere una verifica popolare su vasta scala, poiché molti Concittadini avrebbero potuto esser più agevolmente coinvolti vista la consistente presenza di Miglianichesi al tradizionale mercato della “Venuta”.

Nicola Mincone era apertamente contrario allo svolgimento di quelle primarie ma non si mise a far storie né contestò più di tanto. Fece in modo, come lui sa fare e con la forza di esser il sindaco, che la cosa intanto slittasse. Così, forse, sperava o provava a far in modo che non se ne facesse poi nulla. Lui, Nicola Mincone, il candidato sindaco lo aveva già deciso e non poteva né voleva rischiare sorprese sempre possibili in una libera votazione. Alla fine anche lui dovette cedere, almeno sull’aspetto formale. Ma ci riducemmo a fare le primarie dell’UDC il 10 e 11 gennaio del 2004, in pieno inverno, con una modalità strana se non unica, risultante da un accordo di necessità sempre con Nicola Mincone, questa volta appoggiato dal dott. Mario Amicone. La primarie non avrebbero avuto candidati ufficiali, portatori di programmi o di progetti sulla squadra da allestire. Le votazioni si sarebbero svolte in due momenti diversi: il sabato sera, presso la Sala civica, sarebbero stati convocati gli iscritti e i simpatizzanti più vicini, i quali, senza discutere di nomi, avrebbero votato lì direttamente. La domenica successiva, in piazza, ci sarebbe stato invece il gazebo per tutti gli altri Cittadini, che avrebbero votato senza partecipare né a un dibattito e neanche alla illustrazione della iniziativa fatta la sera precedente. Le schede sarebbero state scrutinate in una stessa sera da decidersi, ad opera della stessa commissione ma sarebbero state conteggiate separatamente, cioè voti presi il sabato sera e voti conseguiti la domenica.


Il candidato di Nicola Mincone e di Mario Amicone era uno solo. Le primarie così si aprivano senza offrire alcuna alternativa, per ovvie ragioni. Insomma sarebbe stato un sondaggio pro o contro quel che si sapeva esser già deciso, pur se non ancora ufficialmente. Le schede contenevano anche altre richieste agli elettori: confermare o meno assessori e consiglieri uscenti, proporre nomi nuovi per i candidati da inserire in lista. Lo scrutinio avvenne effettivamente qualche sera dopo, negli uffici dell’autoscuola dell’Amico Benito D’Aversa, che componeva il seggio scrutinante insieme al dott. Lucio Zannolli e al Segretario di sezione.

Il risultato più importante, l’unico che contava, fu questo: Dino De Marco, già così “autorevolmente” indicato, vice sindaco in carica, medico massimalista di base, ottenne 74 voti complessivi, 45 nella votazione del sabato era e 29 in quella della domenica.

Se si considera che, nelle due tornate le schede valide per l’indicazione del candidato- sindaco furono in totale 173, dissi allora e si potrà dire fin quando l’aritmetica avrà le regole vigenti, che il dr. Dino De Marco non raggiunse neanche il 50% dei consensi espressi. Tra l’altro, consapevole e informato della pressione esercitata “autorevolmente” in occasione di quelle votazioni - soprattutto il “sabato degli amici” quando molti votarono molto poco segretamente - mi convinsi, già nel corso delle operazioni di voto, che eravamo davvero di fronte a un risultato “drogato”, quindi da valutare con un supplemento di attenzione.

Questa convinzione mi portò a presentare l’obiezione sul risultato “drogato” di queste primarie nella sede deputata, quella della sera nella quale ci vedemmo presso l’agriturismo “Il Torchio” di Giugliano Nanni per decidere definitivamente il candidato sindaco da presentare alle elezioni comunali del 2004.

Quella obiezione l’avevo poi effettivamente e doverosamente cominciato ad illustrare in apertura di discussione in quella cena plenaria.

Ma fu interrotta come sopra descritto (vedi ottava puntata, cliccando qui).

L’altro aspetto il cui chiarimento ho annunciato ed è ancora rimasto non spiegato, riguarda la presentazione di una lista monocolore UDC alle comunali del 2004.

Nell’approssimarci all’appuntamento elettorale, in Sezione si decise di metter in testa alla lista lo stemma dell’UDC. Il motivo era forte: Mario Amicone non poteva nascondersi a Miglianico dietro una lista civica. Bisognava dar forza a una capacità di raccolta del consenso utilizzabile, da lì a poco, visto che nel successivo 2005 si sarebbe votato per la Regione e nell’UDC il clima era tutt’altro che amichevole. Amicone stesso avrebbe rassicurato gli elettori delle altre forze di centro-destra che non si trattava di una appropriazione ma di una mossa strategica che teneva conto della composizione reale del centro destra locale.

Questa netta e motivata decisione politica dovette, nei fatti, imporsi stranamente alquanto, poiché qualcuno, segretamente, non avendola condivisa pur tuttavia non aveva insistito più di tanto per contrastarla. Stava semplicemente facendo altro, a dispetto di quel che s’era deciso a larghissima maggioranza, dovrei dire all’unanimità poiché il solo parere coerentemente contrario fu di Tiziano Cicchitti, che non voleva sentirne di stare in una lista UDC in quanto lui era transitato nell’area di Alleanza Nazionale. Ma era, appunto, il parere di un Amico non iscritto al quale pensavo con altrettanta coerenza di non dover affatto garantire la ricandidatura.

Il sotterfugio fu casualmente scoperto e palesato quando, andando di buon mattino in Municipio - a un’ora nella quale forse non mi aspettava nessuno - trovai sul tavolo della Giunta il fascicolo della “nostra” lista pronta per la raccolta delle firme, alcune delle quali vidi che già c’erano, ma con lo stemma di “Libertà a Solidarietà per Miglianico”, la lista civica con la quale si era candidato a sindaco due volte (1994 e 1999) Nicola Mincone dopo la scomparsa della DC e che vide, in quegli stessi due mandati, il dr. Dino De Marco vice-sindaco di Mincone.

Quello stemma, il nome e il logo - lo devo ricordare - furono ideati, nove anni prima, da me e dall’arch. Nando Di Clerico che lo disegnò materialmente, dopo averlo abbozzato in casa dell’amica, dott.ssa Paola D’Onofrio, fresca di accettazione della candidatura al Comune.

Quando stavo per impossessarmi del fascicolo truffaldino che avrei fatto ingoiare a più di un Amico e che mi avrebbe dato la giustificazione per presentare una lista diversa, qualcuno che era lì con me, ma di cui non faccio il nome essendo lui allora un impiegato comunale, s’accorse dello svelamento di tanto sotterfugio e nascose rapidamente il fascicolo sotto un mucchio di altre carte e facendo in modo che uscissi da quella stanza, balbettando una scusa del genere : “….era per evitare che ….”.

Il dr. Dino De Marco, disobbedendo (tradire sarebbe il verbo più appropriato) al Partito che lo  candidava a sindaco, stava raccogliendo - aveva raccolto - le firme per presentarsi sotto l’emblema di una lista civica. Aveva preparato una copia della lista a uso personale. Stava cioè provando a metter tutti davanti al fatto compiuto. Uno dei motivi di questa sua iniziativa s’intuì quando, poi, disse con insospettabile sincerità che non aveva bisogno di un segretario di partito che intervenisse nei comizi della “sua” campagna elettorale.

Il Segretario di sezione dell’UDC, nonostante questo, nonostante anche questo, fece la sua parte per intero e si prodigò, come era suo dovere, per portare consenso alla lista UDC e, quindi, anche e inevitabilmente al suo troppo fortunato candidato sindaco.

Più d’uno tra i miei Amici sa che la domenica delle elezioni uscii di casa col sereno proposito di votare scheda bianca, cosa mai fatta nella mia vita di elettore, ma che ritenevo opportuna e giusta per la mia tranquillità dopo aver tanto subito. Non ero il solo. Ma, nel tempo d’un caffè da Federico, ritenni io e ritennero gli altri Amici che fosse più giusto, più corretto e assolutamente leale votare la lista UDC alle comunali. Il voto moralmente e sentimentalmente non veniva dato al troppo fortunato candidato sindaco ma per dare un fraterno, seppur singolo, sostegno a quegli amici candidati della lista che avevano riposto fiducia e avevano dimostrato amicizia verso il loro Segretario politico.

Lo stesso Segretario di sezione, insieme ancora all’arch. Nando Di Clerico, prima dell’avvio della competizione elettorale, dopo aver lavorato precedentemente da solo per non poche ore, passò larga parte di una notte per scrivere la versione definitiva del programma che venne allegato alla lista, come prescrive la legge, per consentire la presentazione della lista UDC con il dr. Dino De Marco troppo fortunato candidato sindaco, nonché per allestire il pregevole e efficace materiale di propaganda da utilizzare in campagna elettorale.

Nel mentre noi facevamo tutto ciò, il troppo fortunato candidato sindaco dormiva sul divano di quello stesso studio di architetto. Faceva sogni d’oro. (10 – continua)