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Appunti per una piccola storia locale. Nona puntata. L’entrata in campo dell’avv. Carlo Biasone. Il patto segreto Mincone-De Marco del 1995

Dino, dunque, fu.

Anche il resto fu, come si capirà meglio nel prosieguo di questo breve racconto.

In quel frangente, visto il metodo sbrigativo, per usare un eufemismo, scelto per imporre il troppo fortunato candidato sindaco, chi non era d’accordo avrebbe potuto solo andar via. Non lo feci perché, pur consapevole dell’esito finale della vicenda tra Mario Amicone e Dino De Marco, che doveva solo attendere l’avverarsi delle condizioni annunciate, feci prevalere la scelta di partito e la visione strategica messa in campo per garantire una solida rielezione a Mario Amicone alle regionali del 2005, così da mantenere il più in alto possibile per Miglianico l’aggancio della filiera istituzionale. Questa scelta convinse a rimanere anche gli altri Amici, che non avevano digerito affatto il rumore sgradevole e a-democratico di quella lattina. 

A questo punto va detto anche come Mario Amicone motivò, in separata sede, la promessa fatta a Nicola Mincone di garantire, come da lui richiesto, il posto di candidato sindaco al dr. Dino De Marco.

 

Amicone mi disse che Mincone aveva contratto non tanto un debito d’onore, che in politica non esiste, quanto piuttosto un patto elettorale nell’atto di allestire la lista “Libertà e solidarietà per Miglianico” in occasione delle Comunali del 1995. Mincone voleva acquisire il dr. De Marco come candidato, sapendo che era inseguito anche dal dr. Fernando De Felice. Quest’ultimo, come alcuni ricorderanno allestì la sua lista di destra, che poi, nonostante l’aiuto dell’on Giovani Pace, risultò staccatissima terza su tre.

Ma la collocazione in lista del dr. Dino De Marco, che era stato a lungo componente del direttivo sezionale della DC, tornava utile a Mincone e alla sua squadra anche per tamponare il sempre ventilato e mai concretizzato ingresso del dr. Antonino Di Federico nelle schiere della sinistra, che, alla fine, si costruì attorno a Rossano Roscioli. In più andava recuperato, cioè messo a frutto, il credito che il dr. De Marco aveva inevitabilmente acquisito da quando gli era stata affidata la guida della “Cooperativa SPES”, nata, su iniziativa della DC locale, con atto del notaio Germano De Cinque, in casa mia qualche anno prima e presieduta inizialmente da Rosalba Leve. La sera della firma di quell’atto, prima della riunione conviviale al Casolare, ribattezzammo allegramente la “Cooperativa SPES”, parola latina che significa speranza, come “Speranza Per Eventuale Sistemazione”. L’acronimo era allegro e scanzonato, ma fu anche profetico. Forse solo mio fratello Guglielmo, tra quei soci fondatori, non ha mai goduto i benefici effetti di quella profezia che per alcuni altri invece s’avverò, compreso il dr. De Marco.

Ebbene Nicola Mincone ottenne la candidatura del dr. Dino De Marco, che venne eletto consigliere comunale con ottimo risultato di preferenza e fu poi nominato vice-sindaco. Il sindaco Nicola Mincone, che era transitato al CCD con Amicone, mi telefonò - mi tenne poi informato attraverso amici comuni - mentre preparava la squadra della sua giunta e mi chiese se ero d’accordo con la nomina del dr. De Marco a vice-sindaco. Gli dissi che non potevo che esserlo visto che il dr. Dino De Marco era il più votato tra i suoi candidati. Se non aveva altri impegni doveva rispettare, lui per primo, la volontà popolare. Ma il mio era anche un sì che non potevo non dare, visto che  il dr. De Marco, all’epoca, non era transitato al CCD ed era iscritto al CDU di Buttiglione, del quale il comm. Mario Pennetta era segretario provinciale e il sottoscritto dirigente provinciale e referente sezionale. Non speravo in alcun cenno di riconoscenza, ma non potevo fare altrimenti per leale spirito di partito. E poi, se anche avessi detto un “no”, Mincone non ne avrebbe tenuto alcun conto.

Il patto nato nelle condizioni appena accennate, tra Nicola Mincone e il dr. De Marco sarebbe stato - secondo la motivazione data a posteriori da Mario Amicone - che il dr. Dino De Marco non si era limitato ad aver accettato di entrare in lista con Nicola Mincone candidato sindaco. Era lui, il dr. De Marco, che permetteva a Nicola Mincone di fare il sindaco. Per esser ancora più chiaro: il dr. Dino De Marco avrebbe “concesso” a Nicola Mincone, che era sindaco uscente e che aveva il totale appoggiato di Mario Amicone, il posto di candidato-sindaco al posto suo (!). Ma - ecco la seconda parte del patto segreto - il dr. Dino De Marco avrebbe fatto questa generosissima concessione con la promessa che, a fine del suo mandato, Nicola  Mincone, avrebbe garantito la poltrona di sindaco proprio al dr. Dino De Marco.

Non posso dire quanto fosse fondata questa motivazione che Mario Amicone andava illustrandomi. Già il fatto che ne venivo a conoscenza solo nove anni dopo e solo perché volevo capire di più, avendone pieno diritto per l’incarico politico che rivestivo nel 2009, era un elemento che gettava vaste ombre di dubbio su quella motivazione. Sembrava una scusa. Per me, Segretario politico dell’UDC di Miglianico, era semplicemente inconcepibile e comunque politicamente inaccettabile questa strana vicenda e, ancor di più la sua perversa conclusione. Nicola Mincone aveva fatto una promessa, aveva assunto un così grande impegno, da solo, nel 1994. Ora, dopo nove anni voleva che a tener fede a questa sua vecchia promessa, a darle seguito concretamente, fosse personalmente Mario Amicone e l’intera Sezione dell’UDC.

Non diedi a questa rivelazione alcun peso né mi spesi per dimostrare la vacuità di una tale giustificazione, che, da sé stessa, non era affatto un elemento di buona qualità. Affermai e insistetti che era semplicemente un assurdo. Era inaccettabile.

Ma posso dire che anche, senza questa motivazione, Mario Amicone avrebbe comunque dato quel pugno e avrebbe interrotto così il nostro discorso a tre nel suo ufficio al secondo piano di viale Bovio a Pescara.

Mario Amicone, va precisato per completezza di illustrazione, non era affatto cieco e indifferente rispetto al futuro e alla squadra che proponevo di preparare, lanciare e accompagnare a livello locale. Mi aveva chiesto di invitare l’Amico avv. Carlo Biasone a un pranzo per proporgli subito di entrare in lista.

L’avv. Biasone era stato segnalato al dott. Mario Amicone da ambienti di Chieti e anche da qualche amico locale, come possibile candidato-sindaco del centrosinistra. Amicone non si preoccupò di verificare la veridicità di queste indiscrezioni che non erano le sole e non riguardavano una sola persona, come sempre accade quando s’avvicinano le elezioni. Non perse tempo. Passò all’azione. Acquisire l’avv. Carlo Biasone come candidato nella nuova squadra risolveva, infatti, due problemi in sola volta: innanzitutto avremmo avuto un ottimo elemento, nuovo, capace, tecnicamente preparato e amico con noi. E poi, comunque, avremmo eliminato un ipotetico e pericoloso avversario dalle file nemiche sin dall’inizio della lotta per conquistare i candidati migliori.

Decidemmo insieme di responsabilizzare maggiormente l’avv. Carlo Biasone. Davanti a una fritturina di pesce, al tavolo di un noto ristorante sito in via Cavour a Pescara, Mario Amicone disse all’avv. Carlo Biasone: “Per il sindaco è deciso, sarà Dino. Ora non stare a contestare anche tu come Maurizio (il contestare proponendo il nuovo l’avevamo già fatto, non senza ragione, contro l’ipotesi del Nicola-bis nel 1999, come raccontato in precedenza). Se accetti, tu sarai vice-sindaco e tra cinque anni farai il sindaco, tanto Dino deve fare il sindaco ora ma lo farà solo cinque anni”. (ricordo a chi legge quel che nasconde una tale rassicurazione in materia di candidature). L’avv. Carlo Biasone accettò.

Il troppo fortunato candidato-sindaco di quella primavera, il dr. Dino De Marco, seppe da Mario Amicone e dal Segretario di sezione dell’UDC che l’avv. Carlo Biasone sarebbe stato il suo vice-sindaco poco prima di affacciarsi al balcone di via Roma per tenere un comizio. Quella sera “dovette” effettivamente presentare come suo futuro vice-sindaco, in caso di vittoria alle elezioni, l’avv. Carlo Biasone, che avrebbe parlato dopo di lui, superandolo già quella sera in statura politica, in autorevolezza amministrativa, in capacità oratoria e, quindi, in gradimento popolare. Il dr. Dino De Marco, in verità, avuto l’improvvisa comunicazione, aveva provato a obiettare qualcosa, dicendo che non era il caso di fare così repentinamente un tale annuncio. Evitò di specificare quel che s’intuiva chiaramente dal suo imbarazzo e che, forse, Amicone ben sapeva, cioè che aveva pensato o promesso quel posto ad altro componente la lista (“componente” va intesto come genere neutro senza cioè specificare il genere del candidato, visto che in lista c’erano maschi e femmine). Non occorrevano indiscrezioni, gli sguardi di alcuni Amici incrociati dal balcone quella sera e, poi, anche le successive ammissioni di chi è stato sempre amico, non solo per comunanza di tessera, testimoniarono che Dino s’era forse già venduta la sedia, e non ad uno solo, dimenticando che, quando si è in un partito, le cose si decidono insieme o, quantomeno, si condividono almeno con i suoi vertici, prima che le decisioni diventino ufficiali.

Mario Amicone non volle correre rischi circa l’impegno assunto con l’avv. Carlo Biasone e diede seccamente al troppo fortunato candidato sindaco, il dr. Dino De Marco,  la possibilità di scegliere se dare lui l’annuncio durante quel comizio che stava per iniziare o se piuttosto preferiva sentirlo annunciare dal Segretario di Sezione, che avrebbe parlato prima di lui presentando quella manifestazione elettorale. Dino non poteva accettare la seconda soluzione. Accettò la prima.

Valeva la pena descrivere questo antefatto che contiene elementi che erano ancora efficaci ma rimasero ignorati nella primavera elettorale del 2009.

Per esser un poco più completo e capace di far comprendere quanto lontane e solide fossero le radici di certi comportamenti, a questo quadro coi suoi personaggi, mancano due notazioni particolari, che possono soddisfare qualche appropriata curiosità oggetto di tante domande che mi son state fatte ripetutamente in questi anni. Riguardano sempre la preparazione della stagione elettorale del 2004, quella che ora potremmo chiamare simpaticamente del “pugno e della lattina”.

I due elementi sono le elezioni primarie del 2004 e il percorso fatto per giungere alla scelta di presentare una lista monocolore UDC. (9 - continua)

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