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Appunti per una piccola storia locale. Seconda puntata. Mario Amicone diventa Segretario di Sezione della DC di Miglianico. E comincia a vincere.

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Martedì, 24 Settembre 2013 08:49
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La vittoria ha molte madri, innumerevoli padri e una schiera infinita di parenti e amici. La sconfitta è disperatamente orfana. Così fu per quella che la DC di Miglianico subì alle comunali del giugno 1980.

Con onestà e con grande senso del dovere Delmo Adezio, amareggiatissimo, diede le dimissioni da segretario della DC di Miglianico e, nell’estate del 1981, vennero convocate le elezioni per il nuovo direttivo sezionale. Benché cassato a penna, Mario Amicone venne naturalmente convocato all’assemblea sezionale e, quando ci fu da verificare le disponibilità dei presenti per compilare la lista dei candidati, lui si alzò e si propose. Con lui si incasellarono Ermanno Anzellotti, Nando Timperio, Peppe Cipollone, Vittorio Di Emidio, Roberto Rosa, Nevio Cetrullo, Bruno Berardocco, e altri amici, giovani e meno giovani, di cui evito il tentativo di far l’elenco perché, in mancanza dei documenti che ora non ho, risulterebbe incompleto o impreciso.

 

Il direttivo eletto (non ricordo se qualcuno restò  fuori con quella votazione) fu convocato per il successivo 21 agosto in sezione, in via Dante Alighieri, con all’odg “elezione del segretario di sezione”. Quella sera, prima che iniziasse la riunione, non c’era alcuna certezza sull’esito della votazione.

Si sapeva che Mario Amicone era ben appoggiato dentro e fuori il direttivo. Ma non era senza avversari. Ne ebbi a prova diretta quando, piuttosto che passare alle proposte e alla votazione, si parlò di pregiudiziali. In particolare ci fu un amico, che aveva navigato nella politica locale di quegli ultimi anni con attenta considerazione di sé stesso, il quale obiettò che alla votazione non avrebbero potuto partecipare il delegato del Movimento Giovanile e la Delegata del Movimento Femminile in quanto non ufficializzati formalmente. La Delegata femminile, Rosalba Leve, non era il vero problema. Infatti il suo caso fu risolto positivamente in pochi minuti. Il problema ero io come delegato dei giovani. Non era in discussione il diritto che lo Statuto chiaramente attribuiva al delegato giovanile di partecipare con voto deliberativo alle riunioni del Direttivo Sezionale e, quindi, di essere elettore del segretario. Il fatto era che avevo già dichiarato di voler votare per Mario Amicone. Comunque era palese anche che non avrei votato per quell’amico il quale allora chiedeva la mia esclusione dalla seduta. In mancanza di carte, benché ci fosse un fatto inoppugnabile a sostenermi avendo preso io parte alla campagna elettorale 1980 con un comizio fatto in quanto rappresentante dei giovani DC di Miglianico, nonostante l’appassionata e ben argomentata difesa, fatta con grande tenacia dall’amico Ermanno Anzellotti (in verità solo lui), prevalse la decisione di estromettermi con la ineccepibile ma alquanto pietosa e pretestuosa motivazione di non voler rischiare un possibile ricorso che avrebbe invalidato la votazione e gettato nel marasma la già tormentata sezione DC. Accettai non proprio pacificamente di uscire e attesi passeggiando il risultato che vide Mario Amicone prevalere ed esser eletto nuovo segretario della sezione “Alcide De Gasperi” della DC di Miglianico, anche se, così mi dissero, non con il voto unanime che di solito si conferisce a chi deve rimettere in piedi una disastrata baracca.

Lasciando la riunione del Direttivo, avevo sinceramente annunciato che ci saremmo rivisti nel 1985, quando avrei dovuto votare al Comune. Poche settimane dopo, una chiacchierata in macchina con il nuovo segretario di sezione, lunga da Miglianico a Castiglione Messer Marino e ritorno, mi face tornare in attività come militante e sostenitore di Mario Amicone e del suo nuovo Direttivo sezionale. 

Per inciso. Fu il primo, forse unico vero errore della mia esperienza politica, comunque fu il più grande. Avrei dovuto vivere quegli anni da iscritto non attivo o anche da non iscritto, dedicando quei quattro anni a me e ai miei studi. La valutazione di questo errore l’ho fatta però molti anni dopo. A quel tempo prevalse una passione che ritenevo giusta e che riusciva a darmi energia sia per star sveglio notti intere a scrivere sia per sopportare avversione contrarietà che avrebbero se non fiaccato, certamente scombinato uno senza passione sincera. 

Mi consola che per quell’errore e anche per gli altri miei politici e para-politici, inevitabili nel’agire umano, ho pagato sempre in prima persona, forse pagando anche quel che non doveva essermi addossato per responsabilità personale, forse pure pagando con espiazioni e dolori più grandi, non poche volte, degli errori commessi. Ma a nessuno ho fatto pagare alcunché per sgravarmi di quei pesi. 

Cominciò dunque così, il 21 agosto 1981, l’esperienza da leader locale del dott. Mario Amicone. Negli anni successivi i passaggi furono segnati essenzialmente dalle Feste dell’Amicizia e da un paio di campagne elettorali, quella delle elezioni politiche del 1983 e quella delle europee del 1984, che la DC a Miglianico vinse facilmente. Alla Camera nelle elezioni del 1983 la DC prese 1485 voti, pari al 52,88%, in aumento rispetto al 1979. L’anno successivo la DC a Miglianico prese 1314 voti, pari al 50,22%, alle elezioni europee, che storicamente furono segnate dal sorpassino nazionale del PCI sulla DC, dovuto in larga misura all’emozione per la morte di Enrico Berlinguer, avvenuta in piena campagna elettorale.

Per Mario Amicone furono esperienze non facili dal punto di vista delle emozioni personali, visto che non era abituato al balcone e a parlare in pubblico. Ricordo con simpatia il suo primo comizio in piazza, dal mitico balcone di zio Ercolino (oggi Bar Kadò) che Mario fece, credo, in occasione della Festa dell’amicizia 1982. Mario Amicone teneva con la mano i fogli dell’intervento, scritto insieme e da lui riprovato più e più volte. E con l’altra mano era aggrappato alla ringhiera di quel balcone che tremò incessantemente per tutto il comizio.

Ma il lavoro svolto da lui, dal dott. Mario Amicone, e dal suo direttivo cominciò subito a dare frutti: vi erano persone nuove che si avvicinavano, l’opposizione locale era sempre più  forte e apprezzata, c’era rinnovata attenzione del vertice democristiano, a cominciare da Remo Gaspari che ne era il grande capo, e si avvertiva che il credito personale di Amicone cresceva progressivamente. Questo avveniva anche grazie allo studiato sostegno degli amici che lo circondavano non solo alle riunioni ma anche al bar per un semplice caffè, che organizzavano e lo coinvolgevano nelle partite a carte e lo riempivano di attenzioni e di sostegno durante le chiacchierate in pubblico, anche durante quelle fatte in piena libertà che si svolgevano ogni pomeriggio nella bottega di “Mapone”, al secolo Peppino Mancinelli. Fu quello il luogo dove prima di tutti si venne consolidando la convinzione che stava preparandosi un capolista per un lista vincente. I primi sostenitori di Amicone, insomma, furono gli amici che frequentavano con i loro discorsi a ruota libera, la bottega di “Mapone”. Li ricorderò in altra occasione. Ma va dato merito a loro di aver avuto intuito e tenacia nel selezionare, promuovere, sostenere e difendere con tenacia e un disinteresse provato dai fatti successivi, chi divenuto qualcosa a livello locale si appresta a divenire protagonista a livello comunale, provinciale, regionale e anche nazionale. Non erano semplici chiacchiere dal barbiere, quelle. 

Si arrivò così alla vigilia della comunali del 1985. (2- fine)