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Don Francesco Paolo Antonelli: l’arciprete

Categoria: Il dimenticatoio
Pubblicato Martedì, 28 Maggio 2013 11:31
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Quarant’anni fa, il 28 maggio 1973, moriva don Francesco Paolo Antonelli. L’arciprete, don Cicchepavele, se ne andò a novant’anni suonati, essendo nato il 19 novembre 1882 nella casa paterna a Miglianico.

Ricordo la sua cordialità, la sua presenza per me speciale alla processione del Venerdì Santo, perché allora le meditazioni erano due e una di queste era prevista lungo via Roma, dal balcone di quella che era la casa della mia famiglia, cioè sopra al Bar dello Sport. E dai miei cari, soprattutto da Papà, ho avuto, negli anni dei suoi racconti, testimonianze della bontà, della umanità, della simpatia di don Cicchepavele oltre che del suo rigoroso e generoso ministero sacerdotale. Ricordo in particolare la sua figura caratterizzata da una chioma sempre folta soprattutto se raffrontata a quella meno voluminosa del pur giovane don Vincenzo.

 


Ho conservato un volumetto, stampato in occasione del 60° di sacerdozio, nell’ottobre 1966, dato che la sua consacrazione sacerdotale era avvenuta nel 1906. Il libricino, che porta la prefazione di don Vincenzo, sostanzialmente è tutto riservato alla manifestazione extrareligiosa, che pur si svolse in chiesa. Il testo è del compianto prof. Tommaso Ciampella che, in quell'occasione , fu il protagonista dell’omaggio a don Francesco. Era lui, il maestro Ciampella l’autore dei brani musicali, diresse lui il coro e i solisti che li eseguirono, accompagnò la loro esecuzione all’armonium e pronunciò un discorso nel quale motivò profondamente il perché di quel particolare atto di riconoscenza verso l’arciprete della nostra parrocchia. Da quel discorso ho tratto l’immagine in bianco e nero che correda questa nota. Ovviamente non è nitida e in essa, oltre alla navata affollata di concittadini, si possono comunque riconoscere non solo il prof. Ciampella che tiene il suo discorso ma almeno alcuni dei personaggi seduti in prima fila, da sinistra (tagliato a metà) il maresciallo Maselli, don Vincenzo, don Francesco Paolo Antonelli, e l’allora sindaco barone Arnaldo Valignani.

Prima di lasciare alle parole del  prof. Ciampella l’omaggio che oggi rendiamo al nostro don Francesco Paolo Antonelli, è opportuno anche far tornare alla memoria di chi era presente e far sapere a chi non c’era, chi animò l’esecuzione dei brani scritti dal nostro musicista (basta vedere in fondo alla pagina) la cui presentazione fu affidata allo “studente  Carlo Mancinelli”, allora “alunno del 5° corso Chimici dell’Istituto Tecnico Industriale di Chieti”     

Ecco le parole del prof. Tommaso Ciampella:

(omissis) … Io avevo 10 anni quando cominciai a suonare l’organo in chiesa in forma ufficiale (titolare allora in questa mansione era mio padre) e quando don Francesco fu ordinato sacerdote nel 1906 io avevo 14 anni…(omissis)

Il giovane sacerdote aveva 24 anni; era uscito da seminario ebbro di entusiasmo per la vita della chiesa e per l’arte della musica in chiesa. Era acquerellista e suonava discretamente  bene il pianoforte….La chiesa, in quel tempo, era piccola, l’organo antico, con pedaliera diatonica del sistema esacordale di Guido D’Arezzo.

Ma il problema più assillante e difficile era certamente l’ingrandimento della chiesa, allora insufficiente per contenere tutta la popolazione che veniva a Miglianico per chiedere grazie a San Pantaleone e per sciogliervi poi il voto.

Questo problema fu felicemente affrontato: si acquistò  la casa dei signori Mariani, si sterrò il piazzale, si realizzò  l’impresa, che sembrava utopistica per alcuni, si ingrandì la chiesa nelle proporzioni longitudinali in cui si presenta oggi. Fu anche costituita un’apposita commissione di cittadini volenterosi per provvedere al reperimento delle somme destinate al finanziamento dei lavori e altre spese accessorie relative ai primi restauri decorativi.

Intanto si elaborava a Roma la riforma liturgica del canto ecclesiastico con motu proprio di Papa S. Pio X. Fu questo il momento in cui l’opera mia contribuì ad incrementare il decoro della chiesa di S. Pantaleone e crearvi una tradizione musicale che forse rimane vitale fino ad oggi. Don Francesco seppe comprendermi, né approfittò vantaggiosamente a tal fine e mi aiutò in tutti i sensi, fornendomi anche un’adeguata istruzione letteraria. ……(omissis)

Caro Don Francesco, dopo 60 anni dalla vostra consacrazione sacerdotale, ci ritroviamo oggi uniti in questa stessa chiesa, ove noi cantammo insieme per onorare Dio.  La festa è in vostro onore e io vi ho voluto offrire in questa lieta ricorrenza , riconoscente di tanta  vostra bontà verso di me, …… (omissis) …le felici ispirazioni delle musiche che io scrissi per voi e per la vostra chiesa. …. (omissis)

E il mio più sincero augurio è che questi canti possano esprimere il preludio di una nuova e più grande rinascita della musica nella nostra chiesa quando, sotto l’infaticabile zelo del giovane parroco Don Vincenzo Pizzica, vi sarà installato un nuovo grande organo liturgico, che porterà il nostro Santuario ad una rinomanza più altamente degna della casa di Dio. Ma sappiate,l caro Don Francesco, che anche nel completamento di questa lunga edificazione c’è il vostro merito nell’aver buttato la prima pietra. Che Dio ve lo compensi ancora ad multos annos.”