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La letterina del sabato 11 ottobre 2025

Care Amiche e cari Amici, 

il Circolo ACLI di Miglianico, brillantemente guidato dalla carissima Cinzia De Lutiis, ha organizzato e propone per oggi pomeriggio una iniziativa di grande valore, un appuntamento da non mancare assolutamente, soprattutto da parte di chi, in queste ultime settimane, si è molto agitato per una (purtroppo una sola. ndr.) delle guerre in corso, invocando pace. Oggi pomeriggio, alle 17,30, presso la sala riunioni della Chiesa di San Rocco, ci sarà un incontro sul tema “Le parole dei Papi sulla pace: da Benedetto XV ai giorni nostri”, affidato come relatore al nostro carissimo Parroco, don Gilberto. Oltre l’esplicito richiamo al magistero saggio, lungimirante e largamente inascoltato dei Papi succedutesi negli ultimi 120 anni sul valore assoluto della pace, i contenuti che andremo a conoscere saranno eminentemente culturali, perché richiameranno una storia, la nostra storia, fatta di tante guerre, con un solo lunghissimo intervallo, quello degli ultimi 80 anni nei quali l’Italia ha potuto viere il suo primo periodo di pace ininterrotta. È accaduto grazie a scelte e decisioni legate al clima democratico, alla guida illuminata dei nostri governi nell’immediato dopoguerra, alle relazioni internazionali e alla capacità, pur con limiti e sbandamenti, di dare concretezza all’indicazione costituzionale che vuole l’Italia un Paese che ripudia la guerra ed è votata alla pace.

Questo appuntamento delle Acli di Miglianico è stato collocato nella data di oggi perché rientra e, in un qualche modo, lancia la più grande e complessa iniziativa delle ACLI provinciali di Chieti, guidate dal carissimo professor Antonello Antonelli. La settimana prossima, infatti, è in programma “Il percorso della Pace - tra i Cimiteri di guerra, sulla Costa dei Trabocchi, per l'80° Anniversario della fine della 2^ Guerra mondiale”. Si tratta di una cinque giorni, dal 14 al 18 ottobre, sulla Costa dei Trabocchi, tra memoria, piantumazione di ulivi e il convegno col Presidente Nazionale ACLI, Emiliano Manfredonia, per ribadire l'impegno per la libertà e la dignità. Lunedì prossimo questa tappa nazionale del “Percorso della Pace” delle ACLI verrà presentata nel corso di un’apposita conferenza stampa e se ne conosceranno il programma dettagliato, gli ospiti e le curiosità.    

Torno per un attimo all’evento di oggi pomeriggio, perché sarà seguito da altri due momenti uno di preghiera e uno di solidarietà. Mi riferisco però alla Santa Messa vespertina delle ore 19,00, che, oltre all’auspicio per la Pace, ci consentirà di elevare, ad un anno dalla morte, una speciale preghiera per l’anima di Renato Ricci, che è stato Sindaco di Miglianico per nove anni e poi consigliere comunale dell’opposizione. Questa coincidenza ha anch’esso il suono molto bello della pace, quella parte della pace che è alla base della Pace, cioè la concordia tra gli uomini. Sono stato duro ed irriducibile avversario politico di Renato Ricci quando lui fu Sindaco comunista della nostra Cittadina. Lui è stato mio avversario di pari o maggior forza quando sono stato in prima linea nell’agone politico locale come segretario della DC. Dismessi i ruoli politico-partitici, le nostre energie, seppur da fronti opposti indirizzate per il bene di Miglianico, si son trovate ancora nella stessa direzione, partendo semplicemente non più da posizioni distinte ma dalla nostra personale passione, libera da vincoli e appartenenze. Da questa vicenda ho tratto, e condivido ora con i miei eroici ventitré Lettori (+24°), un insegnamento profondo e sempre attuale sul saper esser appassionati, anche nel confronto più duro, senza mai esser nemici personali, mantenendo cioè il rispetto per l’uomo e per le sue idee, anche quando decisamente non condivise. Questo consente di preservare l’essenza di un comune impegno, o meglio, di un impegno per il bene comune. La Pace, in fondo, non è semplice assenza di guerra ma è un continuo incontro dialogante tra chi ha idee diverse e spesso interessi contrastanti.    

Care Amiche e cari Amici, sono vent’anni che don Vincenzo ci ha lasciati per andare a ricevere il meritato premio nella vita eterna. Don Vincenzo è morto alle prime ore dell’11 ottobre 2005, giorno della Mater Populi Teatini. Vent’anni, per la vita di ognuno, son tanti o pochi a seconda del ricordo, del segno che si porta dentro e che dentro vive ogni giorno di ognuno dei vent’anni. Il calendario, nel suo strappare pagine di giorni e di mesi, non può togliere nulla, non può strappare legami lunghi e profondi come quelli che hanno tenuto insieme ciascuno di noi a don Vincenzo. Lo dico certamente per le opere che tocchiamo, viviamo, conosciamo e vediamo a volte non curate e che sono una testimonianza materialmente vicina dell’impegno speso da don Vincenzo fino all’ultimo giorno della sua vita. Un impegno profuso senza risparmio di energie, senza trattenere né attendere nulla, davvero nulla per sé. Certo vediamo con diverso sguardo illuminato da diversi sentimenti anche le cose che continuiamo a non comprendere o a non condividere. Però vediamo cose fatte e non promesse mancate; tocchiamo realizzazioni e non aborti di iniziative pomposamente annunciate; viviamo la nostra socialità ecclesiale e civile in spazi realizzati che prima non c’erano e che dopo non son stati facili da realizzare o semplicemente non sono stati realizzati. Oltre le cose che tocchiamo, che pure son tante, i file inestirpabili del nostro eterno rapporto con don Vincenzo sono soprattutto quelli che portano la corrente viva del suo insegnamento, della sua paterna ammonizione, della sua presenza spirituale che ha raggiunto ognuno di noi e che ognuno di noi, in questi velocissimi vent’anni, si è trovato a raccontare, a condividere o ad accarezzare nel proprio intimo. Oggi, in questo giorno un po’ diverso dagli altri solo perché segna una data anniversaria a cifra tonda, possiamo continuare a fare l’unica cosa che don Vincenzo, che è stato “padre” per tutti noi, ha gradito, gradisce e gradirà: una preghiera, semplice, come la sappiamo dire noi semplici peccatori, una preghiera, anche una sola, smozzicata e farfugliata, nella quale basterà mettere solo “don Vincenzo, grazie, ti voglio bene”.    

Buona Domenica

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