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La letterina del sabato 29 marzo 2025

Care Amiche e cari Amici,

riprendo il filo della piccola riflessione condivisa sabato scorso con i miei eroici ventitré Lettori (+24°) relativa alle cose che si staranno certamente facendo, diciamo che si stanno facendo ma che non risultano tali per mancanza di comunicazione o, meglio, di condivisione nel confronto con i Cittadini. Sottolineavo anche il fatto che, quasi beffardamente, l’unico punto di vero contatto, più nei comportamenti che nei contenuti ovviamente, tra maggioranza ed opposizione consiliari sta proprio nel non confrontarsi e nemmeno nell’informare ufficialmente la Cittadinanza. Approfitto per segnalare che forse si sta prendendo consapevolezza da più parti che l’eccessivo utilizzo dei social più che veicolare informazioni arreca confusione, sgretola ogni certezza sull’ufficialità dei fatti. Questo accade sia per il mezzo in sé sia per la disinvoltura con la quale viene usato.

 

Non potendo quindi narrare di riunioni pubbliche non posso che andare a fare quel che per tutti è facile fare: una passeggiata per vedere come vanno le cose in concreto qui a Miglianico. Si è rimesso in moto il cantiere del Centro per la Famiglia che sta prendendo il posto della Scuola Media che, a sua volta, tra la fine degli anni ‘60 ed i primi anni ’80 del secolo scorso, prese il posto della “Filanda”, lo stabilimento della bachicoltura dei Foppa Pedretti. Insomma, la piazza post-unitaria resta, mutatis mutandis, un centro vivo per la nostra Comunità. È giusto che sia così. È bello che sia così. La differenza è che, se nella prima fase storica la vitalità dipese dall’imprenditoria privata e nella seconda dalla vita istituzionale legata alla nuova scuola media nata dalla riforma scolastica del 1962 che trovò anche Miglianico senza un sede adeguata come non lo fu la vecchia Casa di Donna Giulia, ora la vitalità della realizzazione che si va compiendo dipenderà dalla Cittadinanza stessa, dalla sua capacità di essere attiva nelle associazioni e ben disposta nel frequentare con altri Cittadini gli spazi che saranno messi a disposizione. Insomma, non dipenderà più da nessun altro se non da noi se il centro cittadino sarà vivo e vitale oppure un luogo tristemente vuoto.

Resta invece sconsolatamente fermo il cantiere del nuovo parcheggio di Borgo Forno, tanto atteso, tanto capace di generare interessi e polemiche, tanto utile per immaginare un centro più vivibile e ancora lontano dall’esser quel che promesse, progetti e avvii dei lavori hanno lasciato sperare. Con questa brutta incompiuta fa il pari, proprio davanti ad essa, quel residuo di cantiere, quello della cosiddetta “Passeggiata dannunziana”, che invece ha portato un lavoro bello e così apprezzato che i possessori dei cani lo hanno eletto a toilette dei propri amici a quattro zampe, lasciando la piazza e via Roma ai randagi o a qualche cane in libera uscita.

Via Roma e “le vie d’intorno”, per dirla alla Leopardi, continuano ad essere un far west di auto parcheggiate a piacere senza alcuna traccia né di controlli né del ritorno del disco orario né di paletti o dissuasori né di rimozione di vasi e altri oggetti che occupano abusivamente spazi pubblici. Men che mai v’è traccia di quella manutenzione promessa, annunciata, ri-annunciata, “affidata” alle cure di questo o quel consigliere “senza portafoglio” o a futuribili commissioni di cittadini senza potere esecutivo ma, di fatto, mai iniziata. Il che non garantisce il decoro che deve esser garantito dalla pubblica amministrazione. E siamo a nove mesi dalle elezioni, tempo di partorire per la specie umana degli homo sapiens-sapiens.

A Miglianico i maleducati, pochi ma tenaci e strafottenti, continuano a parcheggiare dove vogliono, a gettare rifiuti casalinghi nei cestini pubblici, a spazzare verso la strada e la piazza, a pretendere di entrare in Farmacia o a Scuola con tutta la macchina, a fare altro di disdicevole, in sostanza a non garantire il decoro urbano nell’importante quota parte che spetta a noi Cittadini.

Ovviamente non si possono ancora vedere i cantieri delle opere annunciate, progettate e finanziate, dalla Casa della Duchessa alla nuova Club House del Golf e a tutto quel che dovrà accadere. Ma, anche se fossero tutti attivi e perfino prossimi alla conclusione, non potrebbero sanare la ferita della mancanza di decoro urbano che non mi stancherò mai di evidenziare.

Non potendo fare alcun affidamento alle opposizioni, ripongo le residue speranze nei mei eroici ventitré Lettori e nei saggi frequentatori di questo spazio di libertà. Chiedo loro di fare qualcosa, ciascuno per quel poco che può: un messaggio, una telefonata, un gesto simbolico o anche una piccola sollecitazione nei propri discorsi quotidiani al bar, a passeggio, nelle attese in farmacia o di una visita medica, per sollecitare che qualcosa si muova sia da parte dei nostri cari Amministratori sia da parte di quei Concittadini che oggettivamente si comportano da incivili. Alla fine, ci vorrebbe poco sia come spesa pubblica sia come comportamento civico per avere un netto miglioramento della situazione. Importante è non accettare questo stato di cose e far sì che il poco che ciascuno di noi può fare sia il tanto che tutti insieme possiamo fare.

Chiudo questa breve Letterina con un pensiero che non può più attendere. Martedì scorso abbiamo dovuto dare l’estremo saluto a Sandro Di Prinzio, che è stato portato via ai suoi carissimi affetti familiari e a tutta la nostra Comunità da un male che ancora una volta non abbiamo accettato per la sua crudeltà. Con Sandro ho avuto tanti punti di distanza nel pensiero politico, anche se molti meno di quel che si può immaginare, e molti di più nel posizionamento amministrativo con schermaglie senza carinerie, dure essendo su fronti duramente contrapposti. Come lui, non so dire se più o meno di lui, ho vissuto il disagio di esser da una parte, la più vicina alle mie idee, ma con qualche difficoltà legata a schieramenti, personaggi, scelte del momento di quella parte. Accade a chi ha passione e non convenienza nell’esser attivista politico. E lui, Sandro Di Prinzio, è stato queto, un attivista appassionato e basta. Penso che avremo votato allo stesso modo poche volte, anche se è capitato più di una volta, restando avversari sul campo. L’avversario politico, quando è valido e solido nelle sue convinzioni come lo è stato Sandro Di Prinzio, aiuta sempre a migliorarsi, ad esser più attento, a capire di più a fare qualche cosa che altrimenti non faresti. Ecco perché oggi lo voglio ricordare con il rispetto che ha meritato e l’affetto che me lo ha tenuto caro soprattutto in quanto sposo di Simonetta, che non smetto di considerare una persona cara, perché le pagine della propria vita, soprattutto quelle belle, non accetto di strapparle. Che belle le parole che Simonetta ha dedicato al suo “Amore dolce”, quanta dignità nell’indicibile dolore, nel tempestoso struggimento animato da quel misto di viva riconoscenza e di convinta speranza che solo un rapporto di vero e solido amore può ispirare nel momento del distacco terreno. Ha ricordato l’amore di Sandro per la Politica, quella con la maiuscola, ha sintetizzato quella passione civica che Sandro ha messo in campo qui, nella Miglianico diventata sua per amore, in questa Miglianico che, lo voglio ricordare perché l’attinenza è tanta, è “nata per amore ed è cresciuta nell’accoglienza”. Sandro Di Prinzio, che non era nato né cresciuto a Miglianico, mortificando molti di noi Miglianichesi, ci ha lasciato un esempio bellissimo, oltre quello di marito e padre, quello dell’impegno fattivo, propositivo, generoso e spassionato nelle associazioni, nel volontariato, nella politica di base. Lo ha fatto senza mai occupare la prima fila, quasi avesse vissuto alla scuola di don Vincenzo. In questo suo impegno, senza calcoli e senza risparmio di energie, ha dimostrato di aver assimilato il valore assoluto che è nella militanza di quella sinistra un po’ romantica ma operosa, quella sognatrice di un domani migliore per tutti soprattutto per i più deboli.   

Care Amiche e cari Amici, avrei preferito continuare a scontrarmi con lui ancora per molti anni, incontrandoci poi in poche o tante votazioni, aspettando però di esser il primo a lasciare il campo, senza arrendermi ma consapevole che doveva toccare prima a me, perché così sarebbe stato più giusto. In questi giorni ho trovato consolazione in due momenti speciali. Sandro ha avuto il suo ultimo congedo, con una chiesa stracolma di persone, nel giorno dell’Annunciazione. È una data convenzionale, non storica, ma celebra un momento sublime, quello di una giovane, piccola Donna, Maria di Nazareth, che con il suo SI, “...si compia in me secondo la tua parola”, ci ha spalancato le porte dell’eternità, quella dove è ceto che ci ritroveremo. Sono sempre attento a queste che non sono coincidenze, perché le leggo come messaggi nei quali trovare il perché delle cose umane altrimenti difficili da accettare, nei quali continuare a coltivare la speranza e la forza di vivere. L’altro momento è, in realtà, un sogno che ho raccontato al carissimo compare Mauro, cognato di Sandro, che mi detto di averglielo raccontato di persona. Non so dare significato ai sogni e non vado a caccia di spiegazioni. Sono sogni, solo sogni. Però, a volte, ti svegli e qualcosa resta. Nei giorni in cui Sandro era in ospedale l’ho sognato. Nulla di straordinario, un incontro in una piazza affollata per un evento che non mi è rimasto impresso. Nel sogno, salutandoci ci siamo dati la mano. Ho sentito una grande energia in quel momento. Quando mi sono svegliato quell’energia la sentivo ancora, la sento ancora. Ciao Sandro.

Buona Domenica                   

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