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Acta Cotidiana /14

Potrebbero arrivare forse troppo tardi, per alcuni, se facessi i passaggi dedicati a quel che è in programma il 2 giugno, quando la nota relativa ad essi dovrebbe esser pubblicata. La notazione va fatta per più di un motivo. Innanzitutto, il 2 giugno è una Festa civile di grandissimo rilievo, per ora non crea divisioni. A qualcuno che ama poco la forma repubblicana in modalità democratica, se dovesse malauguratamente prevalere, forse un giorno questa data darà fastidio ma per ora piace a tutti. Però siamo in campagne elettorale e non posso escludere speculazioni, rimbrotti e proteste interessate sia che le celebrazioni si facciano sia che non si facciano: chi è contro ha sempre un capriccio pretestuoso da agitare come giusta protesta. La coincidenza vuole che quest’anno nel 2 giugno cada anche la Festa del Corpus Domini, l’unica nella quale è Cristo Gesù che viene portato in processione, il Dio che adoriamo, non un simulacro oggetto di devozione. Da qualche anno, a Miglianico, in occasione del Corpus Domini, si realizza una meravigliosa infiorata.

 

Non è grandiosa come quelle di località che la fanno da secoli, non sarà firmata da grandi artisti, non sarà sfarzosa ma è meravigliosa, sempre. Lo è per la fede che anima l’iniziativa, per la solerte pazienza di Donne e uomini che ne sono autori senza firma. Lo è perché, nonostante qualche piccolo tentativo ai suoi albori, è scevra da strumentalizzazioni di parte. Speriamo che anche domani non ci sia qualcuno che si inventi curatore di fiori e novello volontario a caccia di personale visibilità. oltre a reinventarsi i passi fatti da bambino (e lì rimasti) sorridendo dietro la processione come fosse lui il festeggiato.

Il Corpus Domini non può essere occasione di campagna elettorale

Altra notizia positiva è che domani Miglianico ci sarà la “XXIII Gara regionale di Primo soccorso” organizzata dal Comitato Regionale della benemerita Croce Rossa Italiana, col Patrocinio del Comune e la fattiva collaborazione della Protezione Civile e della nostra super Pro Loco. Insomma, a Miglianico sarà festa tre volte

Oggi non è il 2 giugno. 

Essendo un tranquillo sabato, possiamo affrontare almeno la prima parte del caso “Dino De Marco”. Tra poco.

Va segnalata la vicenda del signor Mascitti, candidato di “male-in-comune, che non si potrà fare proprio domani, 2 giugno, per evitare una doppia blasfemia, religiosa e costituzionale. Lui, il prode “candidato” non Miglianichese, può anche esser amico di Vannacci e di altri personaggi oggi in voga, altri lo sono di altri - gli Amici li scegli ma non li puoi imporre a nessuno -. Però continua ad interpretare il suo ruolo con toni, anzi espressioni esplicite, che lasciano un po’ sconcertati. Dimentica o non ha mai saputo, che il suo ruolo di candidato ha in sé una assoluta dignità costituzionale anche volendo lasciar da parte l’etica e il rispetto di valori inalienabili che stanno alla base della civile convivenza umana. La Costituzione dice altro rispetto a quel che pensa lui. Sostiene che lui risolverebbe tutti i confronti in palestra, dopo aver indossando i guantoni, oh, ma con un arbitro. Chi non accetta questa sua modalità di confronto semplicemente “non ha gli attributi”. Gli attributi costituzionali e, prima ancora umani, sono la libertà ed il rispetto di quella degli altri, l’intelligenza, la consapevolezza delle proprie convinzioni, l’apertura al dialogo, la disponibilità a confrontarsi secondo le regole condivisel’accettazione dei risultati elettorali legittimi. Ci sarebbe anche, certamente non ultimo, il rispetto rigorosissimo della “fragilità” della Donna, non perché debole, tutt’altro, ma perché ha diritto ad una tutela speciale soprattutto quando è madre. Mentre, se lui ha un’opinione diversa da una candidata avversariala risolve a cazzotti, oh, ma coi guantoni e un arbitro. Non c’è che dire. Ho dimenticato il poco che ho studiato da giovane. Ricordo l’ordalia, mezzo medioevale per risolvere contese, medievale, ripeto. Nelle poche reminiscenze di Diritto costituzionale non ho trovato mai accenni a risoluzioni politiche con guantoni e spreco di energie fisiche oltre che di tempo speso nell’acquisire tecniche solo apparentemente di difesa. Andrò a rileggere il “Barile” o il Mortati”, chissà che nelle note dell’apparato critico qualcosa poi non si trovi. Oggi mi sento di escluderlo. Mi auguro, anzi lo chiedo con tutte le mie poche forze, lo chiedo ancora una volta,con tutto l’affetto che ho per loro, ai miei Amici, Federico, Dino, Gianleo, Antonio,ma soprattutto alle Donne candidate con loro, di segnare nettamente, pubblicamente una dissociazione dalle dichiarazioni che va pubblicando il candidato MascittiVabbè, lo hanno dovuto mettere in lista e forse non sapevano di questo suo carattere forte e indomabile che però preoccupa almeno quelli che “non hanno gli attributi” da combattenti ma son persone miti e meritevoli anch’essi di grande rispettoLi prego di fare questo passo, apertamente, serenamente, senza rischiare strumentalizzazioniBasta dire che ognuno ha le proprie idee e che le loro sono diverse su questo e quest’altro. Poi, in privato, possono anche baciarsi e farsi i selfie con busti vecchi e nuovi, ma come personaggi pubblici e, ancor più come Miglianichesi, devono farlo, prima possibile. Sennò dovremo tutti cambiare idea su loro stessi. 

Chi non condanna il male - scrisse Leonardo da Vinci - comanda lo si faccia”. E non vale solo per questo.     

Ecco, arrivo a Dino, il mio Amico e medico curante, Dino De Marco, che era Amice Medico, lo è ancora ed ancora lo sarà finché anche lui, come me, vorrà. Di lui conosco i suoi difetti politici e continuo a volergli bene perché sono suo Amico.

Ho avuto cura di presentarlo più volte come il peggior sindaco di Miglianico nella non breve fase della nostra storia repubblicana. Non rinnovo fatti e giudizi. È tutto scritto negli Appunti per una piccola storia locale, poi anche negli Acta del 2014, del 2019 e in altre note, non poche, pubblicate su questo spazio di libertà. Fino a qualche tempo fa la pensavano come me anche Federico e Gianleo, si quello che, dieci anni fa, in piazza, gli urlò in faccia “sei un vigliacco: un po’ forte, troppo fortema Gianleo non è un fiorettista, il suo stile è diretto. Federico deve essere stato rigenerato in qualche laboratorio perché è stato energicamente e tenacemente non solo un grande nemico politico-amministrativo di Dino, ma anche il suo più fervido detrattore. Per questo fu gentilmente ricambiato da Dino nei modi e con le azioni che tutti ricordiamo, anzi non tuttiFederico se l’è scordato, gli hanno selezionato i ricordi. 

Ora Federico sembra Mago Zurlì, azzurrino e dal tocco fatato, capace di generare biblioteche, campi, capannoni, centinaia di posti di lavoro, soprattutto due o tre parchi giochi per ogni angolo di ogni contrada. Sembra davvero lo Zecchino d’Orodella mia infanzia: i bambini chiedevano e Mago Zurlì spargeva porporina. Pare, però, che non abbia potuto spargere porporina nell’unico dibattito col Sindaco al quale ha accettato di andare o che forse ha preparato sperando di far bella figura, quello organizzato da una emittente televisiva locale. Non conta il mio giudizio, preferisco affidarmi alle reazioni di chi ha parlato di un “Federico bastonato, o di un Federico ko già alla prima ripresa o, più delicatamente “Federico anche fisicamente nervoso e in grande difficoltà sin dall’inizioInsomma, secondo questi commenti, ha fatto una figura barbinaMentre andava in onda quella diretta-non-diretta, lui ha confermato la sua idiosincrasia al confronto. Era presente alla prima parte della serata dedicata alla Comunità Energetica in Municipio. Sapeva che lì si poteva parlare, si potevano fare domande, si poteva confrontare col Sindaco, poteva liberamente contestare tutto o parte di quel progetto. Che ha fatto? È svicolato viarisci’a rìsce a lu mure, proprio quando avrebbe potuto restare, mettersi al centro della sala e agitare la sua bacchetta magica davanti a tutti, casomai generando energia: ne spreca tanta per alzare “li pallùne” ogni giorno. Poi è andato a raccontare cose prese dal baule di scena che gli hanno fatto trovare a Foreste

Questa del confronto che non accetta è una questione che rimarrà irrisolta come quella dei curricola dei candidati pieni di titoli e contro titoli, esperienze e ogni sorta di benemerenza che nessuno ha mai visto. Non scherzo. Sono felice di sapere che un mio Concittadino abbia titoli o riconoscimenti, anche semplici, anche non altisonanti,perché vuol dire che un Miglianichese ha fatto e fa cose buone. È un onore per la nostra Comunità, anche se ora, ancora per una settimana, sta dall’altra parte.  

Ma non dimentichiamo DinoÈ importante farlo anche attraverso Federico. 

Dino De Marco diventa maggiorenne a fine del 1974. Da allora al 2014 ha passato metà della sua vita a fare il vice-sindaco e poi il sindaco di Miglianico, venti anni su quaranta. Siccome gli si sta abbassando la media, ora vuole aggiungere altri cinque anni, va bene pure all’opposizione. Meglio.

Dino tradì il suo gruppo all’alba del 2009, come sappiamo. Federico, se non gli avessero selezionato la memoria, potrebbe farci un ciclo di lezioni, casomai aiutato da Gianleo, su questa vicenda. Federico preparò e controllò i conti degli aumenti di tasse fatti da Dino e denunciati con il manifesto più famoso, mitico, della nostra storia, “Il Bugiardino”, a firma del Gruppo Consigliare Viva Miglianico Viva. Federico insistette per passare alla denuncia conto Dino quando ci fu l’appalto per la realizzazione della nuova pavimentazione di via Roma e piazza. Mario Amicone lo stoppò. Federico era ovviamente contrariato, quel mutuo enorme di oltre un milione di euro lo aveva fatto fare lui, raschiando il fondo del barile, perché esauriva tutte le possibilità di futuri mutui. Tant’è che Dino, per avere altri soldi da spendere,rinegoziò i muti e fece altri debiti che pagheremo per altri vent’anni. Federico raccolse le firme di commercianti e imprenditori contro Dino sindaco per chiedere l’abbassamento delle tasse. Dino lo qualificò “pasticcione” (Federico allora non querelava, ndr) e non gli tolse la tassa sulle cappottine del negozio. Federico denunciò l’operazione che Dino non riuscì a concludere facendo “scappare” allora “Acqua e Sapone”. Federico si batté contro Dino per la gestione del Golf, con una attenzione spasmodica sulla gestione (e sui gestori, ndr.) del ristorante del Golf, dove il Comune, pare, pagasse le bollette di luce, acqua e gas ma non incassava nulla. Eh, il golf è sempre stata la sua passione.

Dino il Golf lo voleva vendere, lo ha sempre voluto vendere non per risolvere il problema ereditato ed aggravato ma per avere soldi in cassa sia per ripianare debitisia per farne altri. Federico per il golf ha sempre avuto un amore particolare, specialissimo per la gestione di quel ristorante.

Dino fece qualcosa che Federico non riuscì a sapere o non volle sapere. Fu incendiata la macchina del Comune sotto il portico del vecchio Municipio, facendo giustamente incavolare il signor Luigi Porreca, che subì ingiustamente danni all’abitazione. Dino tacque, muto. Fece dire che si trattava di autocombustione. Nessuno ci credette. Ma i suoi fecero finta che era una buona scusa. Visto che non era/no stato creduto/i l’autore/i del primo incendio doloso mise/ro fuoco alla macchina di Dino dentro il recinto di casa sua, mettendo a serio repentaglio la sua vita e quella della sua adorabile Famiglia. Dino, a caldo, dichiarò al TGR Abruzzo “non ho avuto paura, ho paura”. Non si teme la replica di autocombustioni. Lorenzo Antonelli, Presidente del Consiglio Comunale e co-fondatore dello scolorante Progetto Miglianico dichiarò che da allora Dino cambiò”Quella esperienza amministrativa, di fatto, finì lì. Poco tempo fa, uno che si dichiara Amico di Dino, arrampicandosi sugli specchi, ha provato a darmi una giustificazione su questa vicenda tragica e ancora non svelataparlandomi di una cosa ridicola due volte, perché palesemente non vera ma inconsapevolmente offensiva averso il mio Amico Dino: “C’entravano delle donne”. No. Dino il sindaco non lo ha saputo fare e deve ancora dirci chi e perché ha incendiato quelle auto, ma non è infedele alla Moglie. Non si offenda, non posso neppure pensare che abbia tanto fascino da far innamorare qualcuna che, sicuramente respinta da lui, si è messa a fa’ la pazza mettendo fuoco a mezzo paese. Tra l’altro, lo so per altre vicende, le donne non usano il fuoco. Rigano le carrozzerie nuove, al limite bucano le gomme, ti si presentano a casa o mandano messaggi alle mogli per scombinare la Famiglia, ma l’innesco incendiario no. Del resto, se questa barzelletta fosse vera - la racconto perché è tanto falsa da esser solo simpatica - la cosa si sarebbe saputa subito grazie a radio pettela e tutto sarebbe finito in una bolla di sapone, più o meno. 

Scherzi a parte (ma non sono scherzi) Dino De Marco deve essere coraggioso e leale con tutti noi. Deve raccontare fino in fondo quella storia perché quell’ombra grava non solo su di lui, che ha la mia solidarietà ancora oggi per l’attentato subito, ma grava su Miglianico perché l’attentato, parlo del secondo, è stato fatto al sindaco di Miglianico, che allora rappresentava tutti noi. Assodato che non ci son questioni muliebri né altre sciocchezze del genere, è fin troppo evidente che qualcosa, che è accaduto o non è accaduto, lo ha visto protagonista/vittima/ostaggio/inconsapevole-presenza di una vicenda che non è né bella né accantonabile nella memoria. Sono passati tanti anni, si dirà. Stai ancora a pensare a questo? Certo, dobbiamo pensarci eccome, tutti. Se la cosa non è chiara e non si dimostra che si è risolta, il ritorno di Dino in Consiglio comunale, malauguratamente in posizione di comando, fin quando non litigherà di nuovo con Federico, rischia di riportare in evidenza problemi che certamente Federico non potrebbe risolvere anche perché non ha tante macchine da fare ad arrosticini. 

L’ultima volta che parlò, come sindaco-fuori-posto nella campagna elettorale del 2014, all’ultimo minuto dell’ultima sera, mi accusò (non ero candidato) di avergli fatto ogni giorno la stessa domanda, quella sugli attentati subiti da lui e che lui non aveva mai chiarito in tutta la campagna elettorale. “Io non lo so”, disse (mentiva?)quando nessuno poteva replicare. E provò a insinuare che forse lo sapevo io. Spero che non ricominci ora da tanta sfacciataggine.

Dino, tornando alla normalità della vita amministrativa, nega di aver fatto debiti che sono invece certificati e con la sua firma sotto. Potrebbe rifarli ma questo non ammazza nessuno, almeno fino a un certo punto.

Non è affidabile come amministratore se sperpera soldi e fa altri debiti per coprire i debiti facendo pagare tutto ai Miglianichesi che pagano le tasse (un po’m dei suoi forse non le pagano, quindi applaudono e lo votano).  

Come realizzatore di opere pubbliche la sua vicenda è esemplare: ha fatto un’opera che, forse perché non l’ha fatta fare a Federico e a Gianleo, ha generato danni a case che mai avevano avuto inondazioni di acqua piovana. Un danno storico. 

Oggi Federico, di quell’opera, vede solo un filo d’erba che spunta tra i cubetti di porfido

Siamo oltre le comiche.

…e non finisce qui

Ora entriamo in modalità Festa. 

(14 - continua)

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